sabato 31 dicembre 2011

La trasferta





Cari tifosi a.ci.di, 
in attesa del 2012, vi invitiamo a leggere un bellissimo racconto di Stefano Benni intitolato "La trasferta". 
Lo dedichiamo a tutti i supporters alleronesi che hanno macinato chilometri e chilometri per seguire la nostra amata squadra. 
Buon anno (rossoblù!).


Mi ricordo ancora il giorno della trasferta. A Firenze c'era Fiorentina-Bologna, e si decise di noleggiare un pullman. Così la mattina puntammo tutti la sveglia alle cinque e mezzo per svegliarci in tempo. Io fui il primo ad arrivare, alle otto, e trovai l'autista che dormiva acciambellato nel volante. Dieci minuti dopo arrivò il geometra Buzzi con un thermos pieno di tortelloni burro e oro, la moglie e un bambino, che però era venuto solo per accompagnarli in vespa. Buzzi tirò fuori una carta geografica d'Europa, e cominciò a studiare il percorso. 
Era molto preoccupato perché la moglie aveva un grande terrore delle gallerie, e temeva che si sarebbe buttata giù nel tratto appenninico. Io non lo ascoltavo perché mi stavo divertendo un mondo a scoprire i comandi del pullman. 
Ce n'erano un'infinità, come in un aereo di linea, e riuscii quasi subito a far scontrare i due tergicristalli che si ruppero in vari pezzi. Arrivò Codoni con una pelliccia di lontra lunga fino ai piedi con bottoni rossi e blu a coccarda. Con lui c'erano tre bambine e tre bambini. I bambini erano completamente avvolti in sciarpe rossoblù che impedivano loro qualsiasi movimento, e rotolavano come gli eroi dei western quando cercano di slegarsi. 
Le bimbe erano vestite: una da torero, una da spazzacamino e una da Colombina, con un vestito spiovente di pizzi, e così truccata che una macchina di nottambuli reggiani si fermò e cominciò a chiedere «Bellona, quanto vuoi?» 
Alle nove e mezzo arrivò la banda Fornara trascinando due damigiane di vino su un palchetto a rotelle. Alle undici arrivò Ferrari con due pugili della Sempre Avanti! che camminavano in posizione di guardia e per presentarsi, invece di dar la mano, punzecchiavano col jab sinistro. 
Disse che li aveva portati perché voleva essere protetto in caso di tafferugli. I due sedettero su due poltrone vicine e cominciarono a picchiarsi selvaggiamente. Arrivò Rapezzi in canottiera, braghe corte, calzini arancione e scarpe traforate, e cominciò a suonare la fisarmonica. 
Arrivò Gubbioli con una gallina dipinta di rosso e blu che lanciava urla di agonia. Arrivò Naldi che era convinto che si andasse all'Abetone, ed era vestito da sci con due scarponi modernissimi che avevano l'ultimo gancio che si allacciava sotto la gola come un papillon, e camminava chino in avanti perché aveva sul berretto un pompon di ghisa per tenere meglio il peso a valle. 
Aveva due sci a noleggio, lunghi tre metri e trenta, con due attacchi di sicurezza così perfetti che appena vedevano un tipo sospetto si sganciavano e andavano a morderlo in una gamba. Mentre Cavazza li montava sul tetto, Naldi dovette tenerli fermi perché ringhiavano come mastini. Alle dieci svegliammo l'autista per partire: questi aprì gli occhi e disse di non essere l'autista, ma uno zingaro che era salito sulla corriera vuota perché non sapeva dove dormire. Il vero autista era andato a bere un attimo. Infatti in quel momento lo vedemmo uscire a quattro zampe dal bar. 
Si passò una mano sulla bocca, poi disse «Siamo pronti» e cercò di salire sul pullman, ma perse l'equilibrio e scomparve nel differenziale. Intanto lo zingaro se n'era andato, e Codoni cominciò a dire che non era uno zingaro, ma il vero autista, e che quello che diceva di essere il vero autista era uno zingaro, e c'era qualcosa di poco chiaro, e non si convinse neanche quando gli spiegammo che lo zingaro vero era quello che era andato via, anche perché gli aveva rubato le scarpe, e Codoni pur di non darci ragione disse che era venuto senza. 
Intanto il vero autista riuscì a venir fuori da sotto al pullman e disse che aveva bisogno di bere qualcosa di forte perché s'era preso paura. Noi prendemmo tutti posto nelle tre poltrone vicino alla moglie di Buzzi, che era una bionda naturale con due tette come due tacchini, e lasciammo il resto del pullman quasi deserto, tanto che i bambini cominciarono a giocare a pallone sette contro sette. A mezzogiorno finalmente l'autista partì, tirò una prima fino ai novanta e inchiodò di colpo. 
Io andai a sbattere il naso sul sedile davanti nel panorama del Cervino, Buzzi si gonfiò un occhio contro il lago di Misurina al tramonto e Rapezzi si spaccò due denti sulla piazza storica di Assisi. La strada era ostruita dalla banda Lanzarini, macellai, con una bandiera di quattordici metri, campanacci da mucche, tamburi, maracas, bandoni di benzina, piatti da banda e zamponi chiodati. Salirono in cinquantotto, già tutti senza voce: uno di loro suonò un colpo di gong e i due della Sempre Avanti! lo massacrarono in pochi istanti. 
Contammo i bambini, che però si spostavano a una velocità tale che la stima era molto approssimativa. Ferrari ne contò centocinquantasei divisi in due squadre. Per fortuna Gubbioli ebbe l'idea di fischiare un minuto di raccoglimento per la tragedia di Superga, e da fermi ne contammo ventuno. 
Ce n'era uno in più: scoprimmo che avevamo contato anche Schiassi, che era un fontaniere molto piccolo che era già caduto nove volte nelle fogne riparando i lavandini. Schiassi si offese moltissimo, e noi gli chiedemmo scusa, dicendo che non era poi tanto basso, era giusto, e che si mettesse a sedere. 
L'avevamo già calmato quando Tirelli ebbe il cattivo gusto di chiedergli se aveva avvisato Biancaneve che non rientrava a mangiare, e Schiassi lo aggredì con una chiave inglese tentando di spalarlo. Finalmente partimmo. L'autista guidava con assoluta perizia e padronanza, anche se al casello dell'autostrada cadde dal finestrino per prendere il biglietto. Alla prima galleria noi cercammo subito di spogliare la moglie di Buzzi, che imbarazzatissima offriva a tutti gomma da masticare e chiedeva «Dov'è finito mio marito?». 
Buzzi era sul tetto perché non poteva sopportare il rumore degli sci che sbattevano, e stava cercando di legarli con la cintura. Sull'autostrada c'era un sole meraviglioso: l'avvocato Della Lana, noto menagramo, disse «Che splendida giornata» e tutti ci toccammo. Infatti in quel momento si udì un tuono e una nuvola enorme coprì il cielo. 
Cominciò a piovere. L'autista si alzò dal suo posto e venne a sedersi vicino a noi, dicendo che tanto il tergicristallo non funzionava, e lui non vedeva un accidente. Rapezzi chiese se qualcuno sapeva cantare la Montanara e tutti cominciarono a guaire come lupi. Un bambino Codoni tirò una pallonata in faccia a un bambino Cecconi a gioco fermo, e Ferrari lo espulse dal finestrino giù per una scarpata vicino a Roncobilaccio. 
Intanto Codoni padre continuava ad asserire che l'autista era uno zingaro, che il vero autista era il finto zingaro che gli aveva le scarpe, e continuava a chiedergli di che tribù fosse. Ferrari strisciava tra i sedili tentando di impadronirsi della gallina mascotte. Noi avevamo completamente spogliato la signora Buzzi che spiritosamente stava al gioco e continuava a chiedere dov'era il marito. Buzzi era sempre sul tetto, flagellato dalla pioggia, e cercava di dare una polpetta avvelenata agli attacchi. Io riuscii a fare un buco nella fisarmonica di Rapezzi, e ne uscirono venti stecche di sigarette. 
A questo punto l'autista tirò fuori un violino e cominciò a suonare un'aria tzigana. Codoni saltò in aria urlando «Avete visto!», ma l'autista spiegò che non era uno zingaro, e che aveva imparato a suonare per vincere la monotonia dei lunghi viaggi. Codoni non sembrò convinto, e anche qualcuno di noi. 
L'avvocato Della Lana disse: «Si va che è un piacere, eh!» e subito forammo tutte e quattro le gomme e quella di scorta esplose come una bomba. Decidemmo di fare una sosta all'Autogrill. Subito ci dividemmo in varie direzioni. Cecconi andò a scrivere "Forza Bologna" su tutte le auto del parcheggio. Rapezzi partì in direzione dei cessi per andare a rompere tutte le catenelle e Galli cominciò ad andar giù dalla porta con cellula fotoelettrica finché essa impazzì tagliandolo per il lungo. Noi entrammo tutti per bere qualcosa, meno Ferrari che scivolò in cucina per farsi arrostire la gallina. 
Ordinammo sei caffè, ma appena si sentì il dlin dello scontrino i due della Sempre Avanti! stesero la cassiera con una serie di ganci al corpo. Intanto i bambini si erano lanciati nel labirinto del supermarket e segnavano con una croce nera tutto quello che volevano comprare. 
Quasi nessuno riuscì a bere, anche perché nel caos dell'ordinazione collettiva la commessa era fuggita strisciando attraverso le nostre gambe, e alla cassa era finito un tedesco. 
La signora Buzzi, coperta alla bell'e meglio con dei Cleenex, riuscì a recuperare quasi tutti i bambini, e a vuotare le loro tasche dagli zamponi. Rapezzi uscì con un duomo di Milano fatto di conchiglie alto quasi due metri, che aveva ottenuto presentando lo scontrino per un fernet. Risalimmo al pullman, dove i due della Sempre Avanti! tenevano fermo l'autista mentre Codoni lo schiaffeggiava intimandogli di confessare e di leggergli la mano. 
Quando eravamo già tutti seduti, arrivò di corsa Galli: dopo il trincio della fotoelettrica si era rimesso insieme alla meglio legandosi un foulard stretto al collo, ma ogni tanto le gambe gli si aprivano e finiva a terra in spaccata. 
Finalmente partimmo, e giungemmo al casello: sfortunatamente avevamo sbagliato strada ed eravamo a pochi chilometri dal San Bernardo, cosicché dovemmo sentire la partita per radiolina. L'autista fuggì e rapì Codoni, portandolo nella sua carovana; la moglie di Buzzi sparì con uno dei due pugili e Galli andò metà a trovare dei parenti al Tarvisio e metà senza meta. 
Tornammo a casa, e proprio alle porte di Bologna Buzzi riuscì a legare gli sci, ma rimase impiccato a uno striscione della Fiera campionaria. Erano le tre di notte. Il Bologna perse sei a zero dopo essere stato lungamente in vantaggio.

(Stefano Benni, Bar sport)

martedì 27 dicembre 2011

Che centrattacco!

Vorremmo dedicare questa mitica canzone del Quartetto Cetra (eravamo proprio dei bambini nel '60!) ai nostri amati attaccanti.

giovedì 22 dicembre 2011

Senza luce


Sì lo so che ridò ‘l pillotto co’ la mitica canzone dei Dik Dik (regà, m’è rimasta impressa perché c’ho quasi preso moje co’ ‘sto lento!), ma come si potrebbe intitolare questo scritto che narra le sorti del match disputatosi sabato 17 dicembre in quel di Guardea? Non saprei…
Sulla strada che dal borgo conduce alla ridente località amerina, il mio fido & Co., oggi in vena di ricordi scolastici, mi illumina sui Saturnali, un ciclo di festività della religione dell’antica Roma, dedicate all'insediamento nel tempio del dio Saturno che si svolgevano dal 17 al 23 dicembre. A volte penso che è mejo la compagnia de la mi socera! Almeno, si je se dà da beve se zittisce…
Secondo il dotto cronista alleronese, i sopraccitati festeggiamenti sovvertivano l'ordine sociale giacché gli schiavi potevano considerarsi temporaneamente degli uomini liberi. Insomma, una specie di sfilata carnecialesca. Ah, la compianta professoressa Rotili come sarebbe contenta d’ascoltà ‘l su ex alunno!
Giungiamo in perfetto orario, via Tenaglie-Stacciarelle-Casaline, a Guardea. Qui, il buon & Co., mi ha preparato un tour del borgo che inizia dalla piazza Panfili su cui si affaccia la Chiesa parrocchiale, ove possiamo ammirare una pregevole Annunciazione, del XVIII secolo, di Jacopo Zoboli.
Si prosegue per la piccola Chiesa di S. Egidio risalente al XIII secolo, nella quale fanno spicco due tele di pregio: un S. Vito del XVIII secolo, opera di Sebastiano Ceccarini, e un S. Egidio, del XVII secolo, di Tommaso Nasini.
Lo scatenato & Co. vorrebbe trascinarmi nella visita dei ruderi dell’antico castello di Guardea Vecchia. Lo richiamo all’ordine, rammentandogli la missione che i tifosi alleronesi hanno affidato a noi (allegri) cronisti in trasferta: seguire la nostra amata squadra e no annà ‘n giro a fa’ le turiste!
La crisi e il colesterolo si fanno notare e, imbacuccati da far paura, rinunciamo al pasto al ristorante e consumiamo, in fretta, e a la solina, due panini co’ la fettina ‘mpanata che la moglie del mio fido compagno ci ha preparato per l’occasione (la mia, ormae, manco me prepara più la borraccetta pe’ la trasferta! ‘n giorno de queste m’aspetto ‘na notifica dell’Avvocato Mariani pe’ ‘l divorzio…). Il vino, una sola boccia per carità, è quello della cantina di casa mia.
Il match esterno è previsto per le ore 14.45 ma, quest’oggi, non si sa bene per quale motivo, l’arbitro ha fischiato l’inizio della gara quasi alle 15.10! Incredibile!
Segnalo sugli spalti la presenza degli ultras alleronesi Gufo, la famiglia Cannas, i Riccitelli (senior and junior), Jacopo e vari amici-tifosi dello Scalo. Torna, nel ruolo di linesman, il mitico Moggi. Scendiamo in campo con le maglie rossoblù (mi piaci tu!) a righine e i nostri rivali sfoggiano delle orrende casacche bianco-azzurre.
A parte la lunga lista di assenti e l’infermeria ormai cronicamente piena, Mister Moureno è riuscito a mettere insieme una formazione interessante.
Purtroppo, alla prova dei fatti, vuoi per un po’ di nervosismo, vuoi per un po’ di presunzione e/o sufficienza, questi modesti cronisti preferirebbero non formular verbo sul primo tempo giocato dai nostri ragazzi. Come potremmo definirlo? Il buon & Co., suggerisce l’aggettivo insulso, ma credo sia troppo generoso. Fatto sta che i nostri amati tifosi a.ci.di., forse infreddoliti, forse annoiati dallo spettacolo a cui stanno assistendo, preferiscono far ritorno al borgo natio dopo il due a zero che gli avversari del Guardege ci rifilano all’inizio del secondo tempo. I nostri non corrono, o corrono pochissimo, sbagliano i passaggi più elementari del decalogo del calcio infantile, ignorano il concetto di misura, distanza e velocità, rifiutano i preziosi insegnamenti di geometria euclidea che tanti buoni frutti hanno dato alla nostra compagine. Che cosa starà succedendo? Secondo l’amico & Co., è il segno del sagittario, mobile e di fuoco, governato da Giove, con Mercurio in fase di esilio, a danneggiarci. Sarà?!
Comunque, io e il fido & Co. resistiamo: abbiamo cognac a sufficienza nelle nostre borraccette e siamo sigillati ermeticamente con le sciarpe a.ci.de. Siamo, però, un po’ avviliti.
Il primo gol che abbiamo subito quest’oggi, dopo solo un quarto d’ora di gioco, è dovuto a un rigore commesso, in scivolata e da tergo, dal grande Gasparri Alessio. Il secondo, invece, al ’55, è scaturito da un bel tiro da fuori area.
Se perde, e basta! Ebbene, udite, udite, quando sembrava ormai che la partita fosse chiusa, un rigore a nostro favore ha cambiato il corso degli eventi. Il “mostro” Papallino viene scalciato in malo modo sui parastinchi da un difensore rivale. Il nostro (che galatuomo!), invece di buttarsi a terra alla Chiarugi, continua la sua corsa in area seppur col passo cambiato a causa dell’evidente fallo. Il referee aggiusta le cose: calcio di rigore che il brigante de la Meana trasforma da maestro. A questo punto, tifosi alleronesi tutti, la nostra amata squadra si è destata dal letargo.
Il principe de Ripone carica sul groppone le nostre, e in un’azione da manuale semina, in velocità, la difesa rivale, ed incrocia, sul secondo palo, un tiro che vale il pareggio a.ci.do. Nun me lo sarebbe mae creso! L’esultanza mia e di & Co. si bagna con diversi cognacchini (tanto per non perdere l’abitudine!). La riscossa alleronese travolge gli avversari, incapaci di porre un argine allo straripare delle nostre azioni, guidate, quasi tutte, dal condottiere Ball. Ed è ancora sua maestà Baldini, inteso come Francesco, in una manovra corale di contropiede, ad offrire a Luigi Sciulli il pallone del vantaggio a.ci.do! Incredibile ma vero! & Co. me scola la borraccetta, ed è tramortito da ‘n mezzo infarto a causa dell’emozione!
Il freddo e il buio calano sul manto spelacchiato del Guardege. Si accendono i riflettori per gli ultimi minuti del match. Al 97’ di questa incredibile gara, i nostri avversari acciuffano il pareggio in un’azione di contropiede nella quale una serie di errori infantili permettono ad un attaccante avversario di presentarsi a tu per tu col nostro Ludovico Urbani (facciamo correre, per circa trenta metri, con la palla al piede, un rivale!? Paron Rocco ma ‘ndo’ see?). 3-3! Da non crederci! Ebbene sì, finisce così.
Gli ultimi trenta minuti di gioco sono stati a senso unico. I nostri ragazzi, quando vogliono, non hanno rivali. Quel che non ci è piaciuto è stato il nervosismo presente in campo, la mancanza di solidarietà fra compagni, lo scarso altruismo, il poco senso di responsabilità, la svoglietezza dominante. Tutti concetti che ‘l Bambinello (spero) provvederà a riparare nei prossimi giorni.

(ho atteso la partita di Coppa Umbra, col Pietrafitta, per pubblicare questa cronaca. Mentre sto scrivendo queste mie ciance mi giunge la notizia dell’ottima prestazione dei nostri. Seppur rimaneggiati, con solo undici calciatori –alcuni dei quali acciaccati- a disposizione, con Marchignani venuto espressamente da Roma, con Alessio Pontremoli che ha abbandonato il posto di lavoro per indossare la casacca rossoblù (mi piaci tu!), e con lo storico Cinese in attacco, gli opliti alleronesi hanno vendito cara la pelle e hanno mantenuto intatte le possibilità di superare il turno di coppa). Il risultato finale è stato di 3-2.
La nostra assenza (giustificata) di allegri cronisti in trasferta era dovuta, fondamentalmente, all’età veneranda che non ci permette più di esporci alle temperature polari di questi giorni. Perdonateci.)
Ed ecco a voi le nostre pagelle:

LUDOVICO URBANI: buon rientro con due ottimi interventi. Saremo ripetitivi (lo sappiamo!); comunque grazie di esserci. Voto: 7
ALESSIO GASPARRI: nel marasma generale, forse è un po’ ingenuo nel procurare il rigore dei guardeesi. Si infortuna. I nostri migliori auguri di Natale e di una buona guarigione. Voto: 5.5
FABIO URBANI: (detto anche l’Innominato). Ci è parso quest’oggi abbastanza in palla (anche con la lingua). Voto: 5.5
RICCARDO TIBERI: oggi, l’Assessore, nella gran confusione naufraga anch’egli. Ha vissuto momenti migliori. Voto: 5.5
DIEGO URBANI: Parte difensore centrale (sic!!). Torna a centrocampo appena subito il primo gol. A Guardea si è distinto più per le chiacchiere che per il gioco. Voto: 5+
MATTEO PALOMBINI: partecipa attivamente anch’egli all’acceso dibattito con i compagni. Svirgolate, campanili e candelabri. Voto: 5.5
RAFFAELE BATTISTI: si distingue per essere tra i più attivi del coro (ma almeno lotta!). Voto: 6
MATTEO FINGUELLO: i tenori sono altri e lui canta poco. Cerca, invece, e con buon criterio, di giocare a pallone. Tra i pochi eletti. Voto: 6.5
ALESSIO PONTREMOLI: aspettiam che sbocci (però, nel frattempo, passa ‘sto pallone, Ale’!). Voto: 5.5
LUIGI SCIULLI: ha il notevole merito di infilarla per ben due volte e, in una giornata così, non è poco. Voto: 6+
FRANCESCO BALDINI: in forma smagliante. Quando ha ricevuto palloni giocabili ha demolito, quasi da solo, il Guardege. Un gol strepitoso. Un rigore procurato. Un assist per Sciulli. Fuoriclasse. Voto: 8+
SIMONE MAGISTRATO: entra, si infortuna ed esce. Peccato! S.v.
MARCO MARCHIGNANI: il ragazzo è sempre a disposizione. S.v.
DAVID PANICO: chiamato in causa, risponde alla grande facendo quel che dovrebbe sempre fare. Voto: 6.5
DAMIANO PALOMBINI: che strano! Un minuto in campo per assistere in diretta al pareggio! S.v.
MISTER MORENO BALDINI: a parte il solito colpo a sorpresa iniziale invero subito corretto (ma perché schierare ‘l Cholo centrale?), si ritrova a gestire una squadra apparsa svogliata e confusa. Non ci sentiamo di colpevolizzarlo. Voto: 6

domenica 18 dicembre 2011

Il bidone



Nel lontano campionato 1980-1981 (io, regà, già lavoravo e avevo preso moje!), vennero riaperte le frontiere per permettere alle società italiane di acquistare un calciatore proveniente dalle federazioni straniere.
La Pistoiese, neopromossa in serie A, rivolse le sue attenzioni al mercato brasiliano e, allo scopo, inviò l'allenatore in seconda, Giuseppe Malavasi, a visionare la punta del Palmeiras Palinho.
Malavasi, però, vide all'opera, in una strana partita biscotto, tra il Ponte Preta e il Comercial, il giovane ventenne Luís Sílvio, e ne rimase gratamente impressionato. 
Luís Sílvio Danuello giocava allora nel Ponte Preta.
Quel giorno, sotto gli occhi del Malavasi, dimostrò velocità, classe e persino fiuto del goal: segnò, infatti, entrambi i goal del match, vinto 2-0 dal Ponte Preta.  Malavasi decise che quel giovane aveva tutte le qualità che facevano al caso della società toscana.
Il prezzo era ragionevole per l'epoca e l'affare venne concluso in un batter d'occhio.
Danuello venne presentato alla tifoseria come l'attaccante capace di dare alla Pistoiese quella marcia in più che necessitava la società, che aveva come unico obiettivo la salvezza.
In Italia, la stampa specializzata chiese lumi sul neoacquisto al fuoriclasse Falcao. Il magnifico centrocampista brasiliano sentenziò: "Danuello? Non so proprio chi sia!".
L'esordio non fu dei migliori, così come le successive sei partite di campionato. Apparve chiaro, da subito, che l'acquisto del giovane Luís Sílvio fu causato da un clamoroso abbaglio tecnico.


Danuello venne così confinato in panchina, poi in tribuna e quindi fuori rosa. Divenne un corpo estraneo, a tal punto che a stagione inoltrata se ne tornò in patria senza l'autorizzazione della società. Riapparve l'estate dell'anno successivo chiedendo il minimo dello stipendio essendo ancora sotto contratto.
Molti anni dopo, Fernando Acitelli, nel libro “La solitudine dell'ala destra” (Einaudi, 1998), una raccolta di quasi 200 poesie dedicate ad altrettanti giocatori, dai più famosi ai brocchi riconosciuti, lo annovera tra gli errori più clamorosi del nostro calciomercato. Narra la leggenda che venne acquistato per errore, al posto di un altro giocatore più dotato. 
Lo segnalano, oggi, barista dalle parti di Campinas, nello Stato di San Paolo, rivenditore di pizza (o di gelato) nelle vicinanze dello stadio della Pistoiese, o anche attore porno! 'nsomma, 'n po' come 'l gordo Liberti!!

A Bahia fu la spiaggia a tradirti.
Vistoti palleggiare al ritmo di samba,
lo stolto talent-scout - raggirato
da goleador balneari - abusò in parole solenni
portandoti in Italia.
Furon avanzati paragoni incredibili,
da avanspettacolo, e quasi fosti accostato
a Garrincha.
I pochi minuti di serie A
ebbero la maglia arancione
della Pistoiese. In Italia, per difenderti,
visto che non giocavi mai, presero
a dire che eri troppo giovane.

giovedì 15 dicembre 2011

ll più grande spettacolo




Sabato pomeriggio 10 dicembre 2011 nel segno della Gianna. Non quella Sanremese del compianto maestro Rino, e nemmeno la deliziosa capostipite dei Polverini nonché amorevole nonna del nostro Brigante de’ Ripone, bensì l’inconfondibile e pungente frescura Alleronese pre-Natalizia che, da secoli ormai, scompiglia i ciuffi e i riporti degli abitanti del borgo. 
Per solito, quando la Gianna chiama, noe risponnemo; e invece stavolta no; vista la serata in previsione, non potendo rimediare agli spifferi con il classico fai-da-te, vale a dire du’ bicchieretti a la goccia, mi tocca scaldarmi con un improvvisato trecchinghe verso il Tardiolo.

Esco di casa dopo aver consumato un rapido e frugale pranzo a base di patate arrosto con finocchio selvatico e sfiziose ali di pollo (la mi socera ha beccato il cimorro e oggi la svoltamo a surgelate!) e col gusto del caffè corretto all’Anisetta, in ricordo della prima quasi sbornia a casa dello zio Giovanni, mi avvio, passo passo, aiutando la digestione e godendo dell’attesa fino a Mattio perché, dicesse Lessing, “l’attesa del piacere è essa stessa piacere”. 
Passo indietro: nell’uscire di casa, afferrando dall’omo morto la sciarpa in filigrana dorata rossoblù, noto con altrettanto immenso piacere che il divano del salotto è già stato attrezzato dalla consorte in vista della notte; lì si consumerà il mio dopo cena A.Ci.Do. Prima o poi ella chiederà il divorzio e a me me toccherà buttamme sul Bello che va via come ‘l pane. Riquoto Lessing. Non sto nella pelle.

Raggiungo finalmente la greppa notando con soddisfazione un grande dispiegamento di trombettieri fatte ‘n casa; una grande famiglia in cui ognuno strombetta un po’ con quello che gli capita sotto la bocca. 
Ammetto, essendo ormai sfornito di ogni soffio vitale vista l’ultima arrampicata fatale, di non poter essere d’aiuto su questo fronte; me chiamavono Cor de fiatone! Mai più. Recupero un briciolo di capacità polmonare sulle note dell’inno (su questo semo iacce, regà; propongo un corso di ripetizione serale presieduto dal leggendario Gino della casata Pasqualetti, che di decibel se ne intende!); nel frattempo qualcuno, sfuggendo ai miei deboli sette decimi, srotola due cartelloni, anch’essi fatte ‘n casa in seguito a creativi Art Attack A.Ci.Di e l’arbitro, un ragazzetto dal folto capello moro (beato lui), fischia l’inizio.

In maglia bleurouge sfilano Cortellini tra i pali, l’Innominato anche detto Fabio Urbani, il Crapa Pelada Palombini, la Sega a nastro dell’Acquaviva al ritorno da titolare e Gasparri, le cui scorrazzate sulla fascia mi riempiono il cuore; a centrocampo sministrano Frullicone, l’Assessore Tiberi e l’Uselin de la comare diversamente noto come Fringuello; in aiuto alle punte e, come sostegno dietro, giostra Alessio della dinastia Pontremoli; in avanti spaziano Papallino e Gigi nostro. Formazione equilibrata e, in un certo senso, imposta viste anche le notevoli defezioni causa infortuni. 
Nonostante Eupalla si ostini ad infierire sulle nostre giunture, nonostante cinque match condensati in quindici giorni, fin dai primi minuti capisco che questa volta tra le due compagini c’è un sostanzioso abisso. Al di là dei facili pronostici che aleggiano nell’aria però, il calcio, lo sappiamo bene, va giocato, indi per cui mi accomodo per assistere allo spettacolo.

A questo punto, cari tifosi A.Ci.Di, mi avvio a raccontare una partita senza storia, semmai con un filo di cronaca, ma davvero senza storia. Lasciate perdere la prestazione sportivamente maiuscola dei nostri (entrano anche Re David, Il Cholo, Marchignani, Palombini Junior e udite, udite, il Cinese!), le azioni mirabili per fattura ed intuizione, i momenti di bel gioco (con la B maiuscola) e alcuni scambi da sgusciarsi le mani, la grandinata di goal, il risultato, insomma lasciate perdere le cose essenziali in una partita di calcio e capirete il senso di questa squadra. Il calcio pane e salame. La genuinità.

Con un perentorio 6 a 1 si chiude, dopo qualche sali e scendi, gastriti e travasi di bile, sballottati dal vortice nel frullatore delle partite a ripetizione (tanto più che nel calendario è stato imposto un recupero a metà settimana) e nella clessidra torna a scorrere la sabbia, nel boccione il rosso. 
Ai ragazzi va il merito di aver condotto senza pause dando prova di un buon lavoro sul piano del gioco e della personalità, a Mister Mou di aver motivato a dovere ed aver tenuto lo spogliatoio creando un gruppo che sembra davvero coeso. E chi si attendeva la reazione del Penna ha dovuto ricredersi; all’ultimo goal, il sesto, il Tardiolo esplode. Il Cholo, intercettando una sfera vacante in area avversaria, la butta dentro con decisione. 
Con lui, alzo le braccia al cielo. Intorno, solo urla vichinghe, proposte di matrimonio (previo consenso del Bello) e l’applauso sornione di papà Gufo. Qualcuno gli sussurra: stasera paghe da beve!

E sera fu. Or bene, lettori di questo strampalato blog dovete credermi, i pochi che fossero mancati, stasera, hanno perso una buona occasione per dimostrare che in questo sempre più piccolo borgo non necessariamente tutto è destinato a perire bensì qualcosa può ancora nascere. E, perché no, partire proprio da qui, dal calcio pane e salame. 
Oggi, il minimo che si potrebbe fare su queste pagine, è ringraziare chi, da un paio d’anni, con dedizione e contro tutti i più rosei pronostici, ha quotidianamente sottratto tempo al proprio lavoro credendo in questo progetto. Grazie al Presidente, attento e creativo, alla dirigenza, nessuno escluso, all’impegno e la passione del Mister, ai bravi ragazzi, alla tifoseria superdotata, alla Simona, all’Anna e Daniele, più in generale alla famiglia Tardiolo, una spalla su cui piangere e una mano sempre tesa. Grazie a tutti quelli che si sono prodigati alla buona riuscita. Stasera, non c’è spettacolo su maxi schermo che tenga. 
Brindo col bombo ai vecchi rancori di Mourinho e Guardiola, al goal del Cholo, a ‘sto piatto de tajatelle da pallone d’oro che fa resuscità li morti e forse anche Milito; i veri blaugrana li ho seduti qui accanto a me, e questo è il Santiago Bernabeu.

venerdì 9 dicembre 2011

Una vita da mediano



Carissimi tifosi a.ci.di,
si avvicina il Santo Natale e, come ho avuto modo di narrare su queste pagine, ho promesso al Bambinello di essere buono.
La mia bontà è tale che vorrei dedicare questa bellissima canzone di Luciano Ligabue agli amici/avversari interisti.
Com'è noto, il famoso cantante di Correggio ha professato, più volte, la sua fede nerazzurra. Lo perdoneremo.
Il pezzo in questione è dedicato ad un grande del calcio italiano: Lele Oriali.
Io, però, vorrei dedicare questa canzone anche ai nostri centrocampisti, a quelli che corrono, a quelli dai piedi buoni, a quelli che soffrono, a quelli che vedono i varchi difficili in cui far passare quella strana sfera.
A tutti, centrocampisti, difensori, attaccanti, portieri, allenatori, dirigenti e tifosi, rivolgo un solo invito: tutti al Tardiolo per la partita col Penna e, un po' più tardi, in tenuta rossoblú (mi piaci tu!), alla cena sociale al Dopolavoro.
Vi aspetto!

Ars Bellica: l'assedio di Porano


Tifosi A.Ci.Di tutti, confido nella vostra comprensione perchè vista la sostanziosa giornata calcistica di ieri e la già prevista difficoltà di redigere una cronaca (figuriamoci due!) nel post partita (ma soprattutto nel dopo cena) di sabato, ho rinunciato volentieri ad un paio d’orette di sonno, per pubblicare quest’oggi le nostre pagelle:
CORTELLINI ALESSIO: Se non se ne fosse ancora accorto, noi sì. Fa al caso nostro. Benvenuto nel club A.Ci.Do! VOTO: 7
PALOMBINI MATTEO: Sarà quel nuovo look che consente una maggiore ossigenazione della capoccia, in ogni caso infiniti ossequi al barbiere. Aria fresca. VOTO: 7 ½
URBANI FABIO: Di qua o di là, ha proposto, portato palla e neutralizzato i pericoli. Della serie: da grande sarò un armadio. VOTO: 7 ½
TIBERI RICCARDO: Per lui, anche un componimento poetico non basterebbe. Comunque si intitolerebbe: “Dalla punta del capello al pollicione”. Testa e piedi. VOTO: 7 ½
MAGISTRATO SIMONE: Al solito, grande personalità. Ma un morsico alla lingua no?! VOTO: 6 ½
RICCITELLI ANDREA: La sfortuna lo rincorre. Per Natale sarebbe gradito come regalo un carrettone di corni rossi. VOTO: 6 ½
BATTISTI RAFFAELE: Per fortuna è sempre lui: il solito baluardo. VOTO: 7
FRINGUELLO MATTEO: Nonostante la serata a tutto GAS, ha fatto la sua parte. Ma ‘n oretta de sonno in più la sera, nooo?! VOTO: 6 ½
URBANI DIEGO: Dopo innumerevoli peripezie, torna titolare e Capitano. Le inventa tutte per mettersi al servizio della squadra, pe tutte le verse. Re Mida, ciò che tocca diventa oro. VOTO: 7-
SCIULLI LUIGI: Come afferma Renzo Piano: “Quello dell’architetto è un mestiere in bilico tra arte e scienza”. Oggi, con estrema naturalezza e precisione, realizza un grattacielo. Officina del fantastico. VOTO: 7 ½ per il goal
BALDINI FRANCESCO: Ok, è di un altro pianeta. A parte le prestazioni in crescita costante, anche in battaglia dà sempre esempio di correttezza ed onestà. Principe (Azzurro) de Ripone. VOTO: 7 ½ e anche ‘na puntina in più.
BAMBINI PIETRO: Finché ha retto il fisico, il solito lottatore. Quando era in trance, i tentativi di tunnel e le veroniche, ci hanno emozionato parecchio. Anche troppo. VOTO: 6 ½
PANICO DAVID: Gioca poco, entrando quando ormai più che affondare bisognava difendere. Come sempre però, concentrato e determinato. David di Michelangelo. VOTO: 6 ½
PONTREMOLI ALESSIO: Stazza, piedi, dribbling e un finalmente utile possesso palla. Gigante buono. VOTO: 6 ½
GASPARRI ALESSIO: Aspettavamo intrepidi. Ma a quanto pare la sua caviglia  vorrebbe di nuovo toglierci l’emozione. Torna! VOTO: 6 ½
BILANCINI LORENZO: Lui è tutto, troppo e di più. Tifosi e società non possono farne a meno. Pronta guarigione Magnifico! VOTO: tanto
MISTER MOURENO: Stavolta l’azzecca tutte. Anche il pronostico. VOTO: 7 e bravo
TIFOSI A.Ci.Di tutti (infortunati in prima linea): Famo la nostra porca figura sempre! VOTO: 10
P.S: Ci vediamo domani pomeriggio al Tardiolo carichi e concentrati. E me raccomando, il vino pe’ la serata famelo ‘mbottija a li squalificati!

mercoledì 7 dicembre 2011

Sotto Richetto! (E sotto ero...)





In queste magnifiche giornate autunnali, e sotto l'appellativo di Bona Dea, che significa Grande Madre, gli antichi romani veneravano un'antica divinità laziale, il cui nome non poteva essere pronunciato. Un po’ come il nostro terzino Innominato (t.v.b., però)!
Il mito la descrive come moglie di Fauno, una donna assai abile in tutte le arti domestiche e  pudica, al punto di non uscire dalla propria camera e di non vedere altro uomo che il proprio marito. Un giorno però si imbatté in una brocca di vino (ah, ‘l bombo!), la bevve e si ubriacò (regà, capitava anche allora!). Suo marito la castigò a tal punto, con verghe di mirto, che ne morì (regà, mejo esse’ mortale, perché sinno, noe, quante vergatine avressimo preso?).
Si gioca alle 14.45 al Tardiolo ed io, con prescrizione previa del dottor Lisei, abbraccio la religione delle verdure (cari lettori, il colesterolo mi tormenta) e cucino una sopraffina ribollita toscana.

Gli ingredienti necessari sono: mezzo chilo di fagioli borlotti ammollati, carota, cipolla, sedano, bietole, zucca gialla, cavolo bianco e nero, patate, cime di finocchio, pomodoro, pane raffermo, basilico, olio, sale e pepe. Si portano a cottura i fagioli, se ne tolgono una parte e si passano col passatutto; nel frattempo i restanti riposeranno nel loro brodo. Si lavano e si tagliano finemente tutte le verdure e si uniscono in pentola.
Sale e pepe q. b., e si fa cuocere la ribollita, molto lentamente, per un'ora abbondante. Verso la fine della cottura si uniscono i fagioli interi messi da parte e un bicchierino di olio di oliva. In una zuppiera si prepara del pane abbrustolito tagliato a pezzettini, quindi si versa la zuppa mescolando la ribollita energicamente. Che bontà! Siccome l’esimio dottor Marco Claudio mi ha consigliato di mangiare le verdure ma non ha proferito verbo sul bombo, mi diletto con una solitaria bottiglia di Gattinara Travaglini (proveniente dalla scorta da me comprata ad un passo dal Lago d’Orta) un ottimo vino dal colore rosso  granato che sfuma all'arancio, con un  odore che       ricorda la viola, e dal sapore asciutto  con un leggero retrogusto leggermente amarognolo. Dottor Lisei, se Lei legge queste pagine, La prego di voler chiuder un occhio. È quasi Natale!

Appuntamento in piazza col fido & Co, muniti della divisa del tifoso a.ci.do doc: felpe blu e sciarpe al collo. Riscaldiamo le ugole lungo i tornanti che conducono al mitico Tardiolo. & Co. si lancia in un assolo dell’intramontabile  Senza luce e io mi esibisco con l’organo da accompagnamento (a bocca). Sarà?!
Prendiamo posti sugli spalti. Pubblico numeroso ed effervescente che anima la squadra sin dal riscaldamento.
L’inno di Piazzai distrae il mio nobile assistente, il quale, dismette gli abiti da cantante dei Dik Dik, e abbandona l’ormai classico “Guardo lassù la notte, quanto spazio intorno a me, sono solo nella strada!”, per abbracciare, invece, a cappella, le note di “nun sarae mae solaaa…”. Giochiamo con le nuove maglie rossoblù a righine che, dicono i tifosi leggeremente in sovrappeso, sfiniscono assai e rendono, agli occhi de le bardasse presente ma a le greppe, una linea affilata e ingannevole (andrebbero bene anche per me!). 
I rivali del Gualdo Narni indossano delle maglie viole che ricordano quelle della Fiorentina, di cui è accanito tifoso la nostra Sega a nastro dell’Acquaviva.

Mister Moureno  manda in campo una squadra assai strana: un 4-3-1-2 che vede tra i pali il nuovo portiere Cortellini Alessio, di quel di Ficulle, la difesa a quattro comprende ‘l Fico e Bambini Pietro centrali, capitan Valentino sulla fascia destra e dalla parte opposta Magistrato. A centrocampo giostrano l’Assessore, il buon Frullicone, Riccitelli-beccalossi e Alessio Pontremoli, schierato da falso trequartista. In attacco pungono Re David e ‘l brigante de la Meana.
Linesman è l’infortunato trenino de lo Scalo. Torna presto, campione!
I rivali di quest’oggi mi paiono una squadra abbordabilissima, la cui unica arma è un buon centravanti-falsa ala che ci mette spesso in difficoltà.
Il nostro centrocampo fa una fatica enorme per sorreggere le folate avversarie. Riccitelli-beccalossi ha bisogno, a mio giudizio, di un modulo con vari mediani che lo supportino e la scelta del pur ottimo Re David in una partita come questa, in cui il piede del suddetto regista va a cercare, di continuo, il lancio lungo per l’inserimento delle punte, non funziona. I miei timori si vedono confermati quando, nel primo tempo, andiamo sotto di un gol, su un’azione nata sulla fascia destra, che il sopraccitato centravanti avversario (falsa ala) risolve, nella nostra area, con un tiro aggiustato al palo che il bravo Cortellini riesce a deviare.

I nostri non demordono e Magistrato acciuffa il pareggio con un tiro effettuato a pochi passi dal portiere narnese.
Il primo tempo se ne va così: tra Frullicone che, poveretto, è costretto a sudare sette camicie per tenere su il centrocampo, con l’Assessore che mi è parso assai spaesato in questa girandola di midfield, e Alessio Pontremoli (Ibra, Ibra...) che viene tenuto d’occhio da numerosi giocatori rivali, i quali raddoppiano, e addirittura triplicano, facilmente, le marcature sul medesimo costringendolo a perder palla assai spesso.
Attendiamo fiduciosi la ripresa. Nel frattempo, le supertifose Vanessa ed Emanuela, battono cassa: elargiscono un ottimo biscotto all’anice made in Renata, previo pagamento di alcuni euro, a sostegno della nostra amata squadra. & Co. ne compra quattro e sborsa dodici euro, io, per non esserne da meno, ne compro sei (con lo sconto vengono quindici euro!). Ma sì, è Natale! E poi, sino alla prossima settimana, il dottor Lisei non mi visita! Le gentili fanciulle,  oltre ad incaricarsi delle finanze della formazione, stanno organizzando la cena sociale che si terrà sabato prossimo presso i locali del Dopolavoro, e si stanno adoperando per allestire il Presepe vivente nel nostro borgo. & Co. ha prenotato il posto da Asinello (qui inteso come mammifero quadrupede, e vorrebbe che io mi dedicassi alla nobile arte del bue. Sarà pe’ la stazza?). Se ne riparlerà.
Segnalo ai lettori la difficoltà (udite, udite!), da me riscontrata quest’oggi su queste greppe, per trovare un boccione (o lanterna) a cui rivolgersi per inghiottire gli squisiti biscotti si cui sopra (eh regà, ma peggioramo?!). Alla fine, però, le cose si aggiustano e possiamo degustare il prelibato bisconotto imbevuto dalla giusta quantità di liquido.

Si torna in campo. Mou(reno) cambia le due punte e, dopo vari tentativi, schiera Ball e Bilancini in punta. Arriva il momento anche del mitico Cholo, che va ad occupare la posizione di capitan Valentino ora schierato a centrocampo.
Più tardi Fabio della casata Urbani (è Natale, daje, volemise bene!) prende il posto di Magistrato e Fringuello va a dar manforte al midfield.  
La musica non cambia, e i narnesi ci rifilano un altro gol su un’azione da manuale del contropiede che il solito (falso) centravanti rivale definisce alla perfezione. Che beffa! Eppure non abbiamo mica davanti il mio Milan!
I nostri ragazzi, però, ce la mettono tutta: spingono a più non posso e in un’azione al limite dell’area (alcuni tifosi sostengono che la palla era fuori dall’area di rigore?!), gestita dal grandissimo Lorenzo Il Magnifico Bilancini, un difensore rivale abbocca al suo dribbling a rientrare e falcia il nostro attaccante. Penalty che il “mostro” Papallino (mai visto così in forma!) trasforma. Pareggio!!! Finisce così: 2-2. È sufficiente?
A mente fredda, e mentre scrivo queste righe, in attesa della cena sociale (regà, so’ già a digiuno!), della partita di giovedì col Porano e poi ancora di quella di sabato col Penna,  mi sorgono spentanee alcune riflessioni metafisiche che mi accompagneranno, lo so già, anche per le prossime feste natalizie.  

Nonostante la rosa fosse al completo non ho  assistito ad una buona partita. L’impegno c’è stato, eccome! Ne va dato atto ai nostri  ragazzi.
Avremo forse accusato la stanchezza e i colpi proibiti dei calciatori extra large (come me!) del Parrano in Coppa umbra? Oppure qualcosina non andava nella formazione scesa in campo sabato scorso?
Con tutto il rispetto per le scelte del Mister, a me è sembrato che il modulo e i protagonisti non fossero bene assortiti. Non capisco, ad esempio, il motivo per il quale le nostre due punte siano state sostituite in contemporanea.
Io avrei preferito veder in campo la coppia Sciulli Luigi-Ball, attaccanti a.ci.di in grandissima forma.
Avrei preferito, ad esempio, non partire in svantaggio e spendere grandi dosi di energie per cercare di recuperare il risultato.
Forse si dovrebbe riorganizzare il centrocampo, croce e delizia di ogni squadra di calcio, e da lì rivedere il criterio delle sostituzioni (i cambi non sono sempre obbligatori!).
Affido queste mie domande filosofiche alla bontà e alla sapienza del Bambinello che, tra pochi giorni, farà visita ai bimbi buoni (come me!) del borgo. Non vado oltre. Il tempo incalza e le prossime importanti partite sono dietro l’angolo. 
Vi invito, dunque, alla cena sociale di sabato per i tradizionali auguri natalizi. 
Forza ragazzi!

domenica 4 dicembre 2011

Ciao Socrates





È deceduto a soli 57 anni,  Socrates  Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, conosciuto ai più col nome di Socrates, mitico ex capitano del Brasile. 
Ricoverato all'Albert Einstein di San Paolo, a causa di un'infezione intestinale dopo un'intossicazione, l'ex giocatore è deceduto ieri notte. Per Socrates era il terzo ricovero in meno di quattro mesi. A causa del consumo di alcol, soffriva di emorragie all'apparato digerente e di cirrosi epatica.
Socrates era anche chiamato il Dottore, visto che si laureò in medicina senza però mai esercitare la professione di medico. Centrocampista brasiliano dall’aspetto longilineo e propenso alla manovra era anche un ottimo realizzatore. Di lui si ricorderanno i famosi colpi di tacco e il potente tiro da fuori area.
Socrates iniziò la sua carriera sportiva nel Botafogo  nel 1974. Dal 1978 al 1984 ha militato nel Corinthians, di cui fu anche capitano. 

In questa veste si rese protagonista di un curioso caso di autogestione dei calciatori, noto come "democrazia corinthiana": i giocatori rifiutarono l’autorità dell’allenatore e preferirono, per ben tre anni, allenarsi da soli.



Nel 1984-85 arrivò in Italia, alla Fiorentina, con 25 presenze e 6 reti, anche se non riuscì ad entrare negli schemi della squadra viola e dopo una sola stagione ritornò in Brasile, prima al Flamengo e poi al Santos, dove chiuse la carriera nel 1988. 
Nel 2004 tornò in campo con il Garforth Town, squadra dilettantistica inglese, di cui fu anche allenatore. 
Grande protagonista in nazionale con il Brasile negli anni ’80 con il quale incantò ma non riuscì a vincere il Mondiale. 
Fu capitano dei verdeoro nel 1982 e vicecapitano nel 1986, ma rispettivamente l’Italia di Enzo Bearzot e poi la Francia di Michel Platini gli impedirono di realizzare il sogno mondiale. 
Nella Coppa America arrivò al massimo terzo nel 1979 e secondo nel 1983, anno in cui perse in finale con l’Uruguay.                  
Militante di sinistra, spirito libero ed estroso, Socrates è ricordato in Brasile per aver lottato a favore della democrazia durante il regime militare.
Che la terra gli sia finalmente lieve!






venerdì 2 dicembre 2011

Tre e cinque che ne riportavo fanno otto


Io, che ho passato tanti guai con la matematica (regà, ho fatto il liceo classico) ma ho sempre guardato oltre, io che proverbialmente le nummere le do. Meno 27, meno 26, meno 25… Settimana segnata dall’attesa impaziente delle prossime festività Natalizie alle quali il nostro borgo si prepara, conto alla rovescia, con creatività e dedizione tutta A.Ci.Da. Ve ne renderete conto, alleronesi tutti, dalla frequenza con cui il nostro campanaro doc Aristodemo Carletti, figlio della sempre irriverente Vinolia, percuote gli inconfondibili ed emozionati idiofoni di Piazza della Chiesa, scandendo il nostro tempo. 
Ora mi spiego perché il capo-tifoso pirotecnico, dotato di camera con vista sul torrione, Nicolò anche detto Er Miccetta, ultimamente si presenti alle partite con evidenti borse sotto agli occhi in tinta rossoblù. ‘N se dorme mae?!
Ovunque si respira aria frizzante e dalle travi, quasi pendono le salcicce. Si mormora che il dottor Carmine Ialonardi, in farmacia, abbia già esaurito le scorte di Malox. Chiuderete gli occhi, amici miei erbivori convinti (consolative co’ le cardine, che so’ de stagione!) ma questo è il periodo del maiale e io già da ‘n paio de sere p’addormimme conto chile e chile de cotiche, fegatelle, mazzafegate e busicchie, recitando con compiacimento in direzione della consorte, come una preghiera, il sacrosanto proverbio tratto dalla tradizione calabrese per cui: “chi se sposa è contento ‘n giorno, chi ammazza ‘l maiale gode ‘n anno”. Venisse presto la tramontana!

Sette giorni passati sulla brace così, tra un profano che profuma di salvia e rosmarino, e il Sacro. E’ domenica 27 novembre e la Chiesa Cattolica celebra l’Avvento, tempo cristiano che precede il Natale e dà l’avvio ad un nuovo anno liturgico. Quattro settimane scandite da un tempo di silenzio, di attesa e di più intensa preghiera, in cui i parametri sacri del nostro amato parroco, anima rossoblù, si colorano di viola. Nella prima lettura domenicale, Don Luigi ha confortato fedeli e tifosi invitandoli a camminare nella luce del Signore, li ha esortati alla speranza di un nuovo cammino, che poi è un po’ come voler uscire dalle tenebre.

Onoriamo questo preambolo profetico, con un viaggio verso Montecchio, comune al confine tra il territorio orvietano e tuderte; un andirivieni di curve pericolose degne del profilo destro e sinistro di Giuliano Ferrara. Borgo rurale fortificato, tipicamente medievale, è stato edificato attorno al XII secolo e presenta un tessuto urbano, fatto da vicoli, piazzette e case dalla storia millenaria. Come dire, forma e sostanza. Quest’ultima è rappresentata in particolare, dal prodotto tipico che per eccellenza rappresenta queste zone nel mondo: l’olio di oliva DOP. 
Tornerò con piacere da queste parti l’8 dicembre, giorno in cui inizierà proprio la Festa dell’olio, in cui tour culturali e gastronomici culmineranno nei vari mulini con tanto di degustazione delle bruschette. Chettelodicoafa! Vada per un frugale pranzo a base di erte fette di pane casareccio tostate sui carboni, salate e cosparse di abbondante olio e strofinate con mezzo spicchio d’ajo, cosa necessaria prima di condividere relazioni pubbliche tifoserecce. So il peggio.

Costretti a sopportare il mio fiato infernale, scendono in campo tra i pali Ludovico della casata Urbani; arretrati sfilano Marchignani, la Sega a nastro dell’Acquaviva e Palombini senior; a centrocampo Mister Mou comanda di giostrare a Frullicone, Riccitelli, l’Assessore Tiberi e il Cholo. Il reparto offensivo è dapprima affidato a Ball Ball e Panico. Mosso dalla volontà di non tediare gli aficionados A.Ci.Di, in queste giornate festose in cui, tra sale grosso e budelli commestibili, il tempo vola, e volendo anche rendere il giusto plauso alla partita di Coppa giocata dai nostri mercoledì 30 a sera, mi scuso per il ritardo nella pubblicazione e prometto di non dilungarmi sui dettagli delle partite, raccontando di due match giocati in pratica a senso unico, in una sola metà campo. 
In questa congiunzione piena di sacralità, le nuove maglie blaugrana iniziano ad ottenere l’effetto desiderato conducendoci, a distanza di tre giorni, a due prestazioni convincenti e dilaganti. Pensate ‘m po’ che segna anche ‘l Fico!

Prendiamo il largo a Montecchio, squadra ultima in classifica del nostro girone con appena 1 punto, grazie ad un bel colpo di testa (calda) del Palombini di cui sopra che inzucca la sfera dell’1 a 0. C’è una luce in fondo al tunnel. Nel secondo tempo, poi, con l’entrata di Capitan Tardiolo, l’Ibra della Meana (bentornato!), Gasparri, Bilancini e Sciulli, il mister cambia le carte in tavola ma la musica rimane invariata; anzi, diamo inizio ad una sinfonia da brividi. 
Ed arriviamo al gol, una, due, tre, quattro volte. Uno, nella confusione, ad opera del leggendario Lorenzo Il Magnifico Bilancini; come dimenticare la sua corsa impazzita in direzione della panchina e l’altrettanto epica scena di nudo del Cinese dedicata agli amanti del genere “Natura morta”, che si straccia le vesti venendo prontamente allontanato dal campo. Azzarderei anch’io uno straccio di striptease se non fosse che i calzettoni purezza che tento di sfilarmi, all’olfatto, se la giocano con l’acqua di bollitura della coppa. Momenti di follia collettiva.

Dopo una decina di minuti di agonia, in cui se possibile mangiamo più gol dell’intero anno, arriva il triplete. Conto ciò che conta sulle dita della mano; so’ in ecstasy. E a questo punto spenderei due parole in più necessarie per dare a Gigi quel che è di Gigi; pur entrando a gioco inoltrato riesce a imporre la stazza da campione di cui noi non c’eravamo dimenticati. Senza azzardare un distinguo, alla fine, applaudo gli undici, anzi i sedici, anzi tutti i mutandoni A.Ci.Di.

Passiamo, amati lettori, al capitolo Coppa Umbra: serata fresca e umida presso il campo dei fratelli della Romeo che non distoglie la tifoseria A.Ci.Da ben sigillata nelle nuove felpe made in bello, sciarpe, coperte e aiutata dal solito bombo. Prendiamo posto sulle gradinate, siamo in tanti, quanto basta per intavolare numerose discussioni con la tifoseria (composta esclusivamente, o così mi è parso, da sole donne) ‘gnorante parranese. Nel parapiglia deve intervenire anche il dirigente Torrini-Ciucciorna per cercare di calmare gli animi.
La serata è da citazione: i nostri, scendono in campo con Ciuco (t.v.tttttt.b. Ma scusime, perché non resti con noi?) tra i pali, l’Innominato (peccato non poter sottolineare la sua buona prestazione su queste pagine!), il Fico, il Cannavaro de’ Bardanella e Varge, più tardi sostituiti per problemi fisici. ‘Sti parranesi menano come fabbri ferrai
A centrocampo giostrano Frullicone, Tiberi, Fringuello e Pontremoli (ma perché svaria sulla fascia?). In avanti si battono Papallino e Re David.  Iniziamo giocando al massimo, a senso unico, non lasciando agli avversari il tempo di costruire. Il meccanismo, oliato e raffinato, della nostra amata squadra funziona a puntino: ci riescono passaggi puliti, e la velocità la fa da padrone. I rivali sono imbambolati; picchiano, vergono, danno botte, sculacciano, malmenano, bastonano, legnano, randellano, pestano, battono, ma di calcio proprio un bel niente.
Qualche avversario (extra large) doppo la partita, quanno sarà ito a casa, e avrà raccontato a la su moje de la figuraccia, j’avrà detto che c’era un tal Ball che sembrava n’anguilla??
Grazie ad un’ottima prestazione collettiva (entrano anche Bilancini, Riccitelli, Sciulli, il Cholo e Magistrato) riusciamo a ribaltare il risultato avverso dell’andata contro una squadra ostica sul profilo della personalità. Il secondo tempo è un campo di battaglia: i nostri rivali sanno solo picchiare (gente impallata, è vero che bisogna seguir la fede del compianto Rocco, ma senza esagerare!). 
Chiudiamo il match 10 contro 7: una sottrazione troppo difficile anche per me. L’arbitro soffre de’ tendinite a forza de tira’ fori i cartellini rossi! La partita finisce 3 a 0, ed è spettacolo. Un plauso particolare ai ragazzi che con la tigna e la concentrazione giusta hanno dominato largamente, e a Ball Ball Ball unico autore delle reti che sfodera una prestazione super, azzeccando gli spazi, i tempi, inserendosi sempre correttamente e stoppando puntualmente.
Tre e cinque che ne riportavo fanno otto, anche per me che ho imparato a conta’ sulla pelle de li diti; ‘na botta perché nun sapevo li numeri, ‘n altra pe l’ugne sporche. Stasera mi prendo la mia rivincita. Tra una chiacchiera e un’altra, s’è quasi fatta mezzanotte; è il giorno di Sant’Ansano (winter). Chissà che anche lui non sarà fiero di noi…
Allora, W SAM e W ACD!