Sabato 1 dicembre, la Chiesa Cattolica festeggia
Sant’Ansano Martire (winter!),
patrono che noi della Meana abbiamo l’onore di condividere con i fratelli toscani
di Piazza del Campo; proprio quando a Siena, con una solenne processione, si dà
avvio ufficialmente all’anno contradaiolo, nella nostra Santa Maria, gremita
all’inverosimile, si celebra la storica funzione officiata da Monsignor
Benedetto Tuzia e accompagnata dalle emozionanti performance del coro
polifonico made in Allerona, “Canto
Libero”. Una giornata all’insegna della preghiera, densa di storie paesane
e di ricordi; tradizionalmente, infatti, i festeggiamenti in onore di SantoSano rivestono un ruolo sociale di
primaria importanza per la nostra piccola comunità che, soprattutto in quelle
occasioni, si ritrova dando dimostrazione di essere un tessuto sociale coeso.
Ancora oggi, l’aria pungente del primo giorno di dicembre ha un non so che di
frizzante che mi apre il petto, facendomi vivere la sensazione della “festa”.
Orbene, proprio in questi giorni, lucchesine
odor di naftalina e sciarpe rossoblù alla mano, assistiamo ad un brusco
cambiamento climatico. A tal proposito, ricordo il proverbio di una volta che
recitava: “Sant’AnZano: uno sotto e uno
ma le mano”, inteso come scaldino, ovviamente! Il freddo è alle porte ma
noi sappiamo come rimediare.
A proposito di iniziative per riscaldarci, vi
ricordo che sono ancora aperte le iscrizioni per la cena organizzata (sabato 8
dicembre) in collaborazione da due baluardi paesani (ProLoco & A.C.D); il menù
è ricco e bello tosto, le mani sopraffine delle nostre cuoche sono una garanzia,
e ‘l vino ‘mbottigliato, è il giusto
(nun avanzarà); ah, se c’avete la compagna e le scarpe bone, ce
scapperà anche qualche giro de’ Mazurca! Io ho già prenotato il posto
vicino a B&B, intesi come ‘l Bello
(che balla bene) e Mister Baldini.
Orbene, torniamo a noi. I meno giovani (diciamo
così) ricorderanno quanto questi giorni di festa, scuole chiuse, previa
recriminata presenza nella raccolta dell’olive (per l’azione della “capatura”), fossero occasioni per
ritrovarsi a correre dietro ad una sfera (dopo la dottrina, ovvio!) La nostra
fu una delle ultime generazioni che crebbe allo stato brado, per campi; eravamo
un nutrito gruppetto di alunni, dagli scarsi profitti scolastici, che tuttavia
si difendevano bene in altri campi. Quelli da pallone, ad esempio. E Piazza del
Comune (Attilio Lupi, of course) ci pareva l’Olimpico.
Erano giorni di deliri d’onnipotenza, calci nel
culo, lividi e ginocchia scorticate perché le nostre partitelle erano
tutt’altro che “amichevoli”. Quando arrivò poi l’epoca del Super Tele, un mito
sferico bianco a pentagoni neri, dal prezzo irrisorio, ci sembrò davvero di
avere il mondo in tasca (e tra i piedi). Per qualche anno, fu il trionfo dell’anarchia
e dell’arte di arrangiarsi; intuire la traiettoria di quel pallone,
scaraventato in avanti, era praticamente impossibile: disegnava parabole
imprevedibili, il livello di palleggio (artistico) era azzerato; cosicché, fino
al momento in cui rientrava la valvola che ne causava irrimediabilmente
l’implosione, anch’io fui convinto di esser diventato ambidestro ed avere la
falcata di Antognoni.
Nell’attesa che si raggiungesse il numero
legale, ci allenavamo, a turno, nella pratica dei tiri in porta; raggiunto il
quorum, poi, componevamo due squadre squilibratissime, scelte dai bardassi più validi, che sotto
l’etichetta di “Mio”, si
accaparravano dai più prestanti fino alle schiappe (anni dopo ebbi le risposte
che cercavo quando, con sguardo smarrito, rimanevo lì, ad aspettare, ore e sopr’ore, tra gli ultimi!). La
partita, in realtà, cominciava prima del fischio d’inizio con la (pre)tattica
in puro stile contadino; vale a dire: “Ve
famo ‘l culo”. Quel pallone sovvertì le leggi della natura e quelle del
branco; chiunque si sentisse in diritto di dover dire la sua, lo faceva con
estrema facilità; in fondo una pallonata, mal
muso, del Super Tele, non avrebbe fatto male!
Si davano e si prendevano calci di quelli pazzeschi,
attacchi frontali dolorosissimi che ricordavano i rituali cavallereschi dei
maschi dei cervi reali, quanno se danno
le capocciate! Il più delle volte, non esistendo l’arbitro, la soluzione dei
casi controversi, circa le punizioni o i rigori, rubava il tempo dell’intera
partita, finché il proprietario del pallone minacciava di andarsene o quelli
più grossi (di stazza) citavano un fantomatico cugino de’ Roma che conosceva il regolamento a menadito e allora tutti
zitti. Al calar del sole, amici come prima, si scioglieva la seduta, non prima
di aver bevuto a tonfo dalla fontanella. Ricordo il grado di trasparenza e
l’odore mischiato al sudore della fronte; voglio credere che ancora oggi,
quell’acqua mantenga lo stesso sapore… a noi sapeva di Paradiso.
Orbene, scusandomi per la digressione
nostalgica, passo a parlare dell’odierno pomeriggio calcistico. Si gioca,
contro il Via Larga Marsciano, nell’anti-stadio della città, un campo in terra
battuta in cui ci aspetta una nutrita schiera di tifosi locali. Piacere!
Anche in terra lontana, diamo prova delle nostre
sublimi qualità di gioco, combattendo una partita, a testa alta, per tutto il
corso dei lunghissimi 94 minuti e riacciuffando il vantaggio per ben tre volte.
Gli avversari, compagine coriacea e tosta, partono a razzo, sfoderando la
qualità di cui dispongono, soprattutto a centrocampo; soffriamo un po’ il loro
ritmo iniziale ma grazie ad un reparto difensivo consistente e alle cosce
toniche dei nostri centrocampisti, riusciamo ad arginare la foga Marscianese e
le incursioni del prestante numero 9, attaccante dalla discreta tecnica.
Al 14’ circa, è made in Brigante della Meana la perla che sblocca il risultato:
calcio di punizione fuori area che aggira la barriera e va a piazzarsi accanto
al palo. Mentre esplodo in un grido liberatorio e un rigurgito di Novello fa
capolino, scorgo gli occhi bassi, quasi increduli, dei familiari avversari. 1 a
0. E’ tutto vero!
Daje, picchia
e mena (mena soprattutto), i Via Larghesi(?)
si incattiviscono, polemizzando a dismisura e buttandola sul piano fisico fino
a quando, assistiti da Eupalla e aiutati dalla “coggiutagine”, intercettano la
sfera respinta da Mohammed Alì-Cortellini, e agguantano il pareggio. Sull’1 a 1
si va negli spogliatoi e io ne approfitto per rifocillarmi con un pezzo di squisita
torta al testo.
La ripresa, caratterizzata dall’entrata del Principe de Ripone, parte in discesa per
i nostri: i benamati fratelli in mutande acidi
spingono sull’acceleratore e dimostrano di aver studiato a menadito il
manuale del calcio: fanno girare la palla, presentandosi, ogni tre per due, vis-à-vis
con il numero 1 marscianese; ed è ancora Gigi nostro, grazie ad un incrocio sul
secondo palo di Papallino, a bussare alla sua porta. 2 a 1: torniamo in
vantaggio! Galvanizzato, scambio qualche timida battuta con gli spettatori non
paganti accanto a me: “Ve famo ‘l culo!”
Aulica locuzione latina con la quale mi
risponderanno, gli stessi, qualche minuto più tardi, quando, con una punizione fuori
area calciata magistralmente, i nostri
avversari riacciuffano il pareggio. E’ finita: l’arbitro segnala four minutes;
rimangono gli scampoli del recupero e siamo stanchi.
Ma non abbastanza. Con la forza della
disperazione nelle gambe, impostiamo l’ultima azione; Comodino porta palla
sulla fascia. Mentre trattengo il respiro e chiudo gli occhi, in un’attesa
interminabile, attorno a me cala il silenzio.
Con un tiro di tutta potenza e precisione, tocco
di classe raro da vedere su questi campi, da più di qualche metro lontano dall’area,
il Capitano ha tratto in salvo la sua nave. Mentre i compagni lo travolgono, lo
vedo alzare gli occhi al cielo.
Il sole sta calando, le botte e i lividi non
fanno male, e l’aria oggi ha, ancora una volta, il sapore del Paradiso.
Ed ecco a voi
le pagelle:
CORTELLINI ALESSIO: Nessuna colpa sui
due gol subiti; si difende con caparbia e il match finale lo vince ai punti. Fuori
i secondi! VOTO: 6 ½
FRINGUELLO SIMONE: Sempre attento e nel
cuore della gara. Puntuale negli inserimenti, anche se spesso ignorato. Regà datime retta! VOTO: 7
URBANI FABIO: Ci piace di più nella
ripresa, non a caso il pallone della vittoria arriva dai suoi piedini (di fata).
VOTO: 6 ½
FRINGUELLO MATTEO: Titolare dopo tanto
tempo, si distingue sia per qualche giocata che per qualche pausa di troppo. Vola,
vola…VOTO: 7 (di stima)
BAMBINI PIETRO: Duttile, prima in
difesa, poi a centrocampo. Finchè il fiato lo assiste, ci regala una partita
magistrale. Bentornato Sega (a
nastro!) VOTO: 7
FEMMINELLI FABIO: Una garanzia. Nei
secoli costante. Carabiniere . VOTO: 7
PICCHIO FLAVIO: Volenteroso ma
acciaccato (ha più di un malanno). Grazie per l’onesta partita. Galantuomo. VOTO:
6 ½
TARDIOLO VALENTINO: Partita di sostanza,
con tanti chilometri percorsi, e di qualità. Ciliegina sulla torta: il gol
della vittoria. Varge e basta la parola. VOTO: 7 ½
PALOMBINI DAMIANO: Ultima invenzione del
nostro Mister. Ha il ruolo del fiaccatore: prima li sfinisce, poi esce quando
gli avversari sono in coma. Flipper. VOTO: 6 ½
SCIULLI LUIGI: Ci abitua bene, e anche
oggi non tradisce. Punizione spettacolare. Che bottino! VOTO: 7
SCIULLI ALESSANDRO: Luci ed ombre. Prima
o poi vedremo il suo repertorio al
completo (ne siamo convinti). Buon sangue non mente. VOTO: 6 ½
COCHI MASSIMO: La nostra bandiera porta
tranquillità e sicurezza a tutti. Che dire… una garanzia! Saracinesca. VOTO: 6
½
PASQUALETTI ROBERTO: Piccolo e acerbo ma
di sicuro avvenire. Giocando più spesso ce ne darà la conferma. Delle serie:
piccoli uomini crescono. VOTO: 6 ½
URBANI DIEGO: Le bisbocce non ci negano
il bel Diego delle ultime gare. Sfiora anche il gol di testa dopo aver aiutato
la squadra. Crapa pelata, sì, ma giusta. VOTO: 6 ½
BALDINI FRANCESCO: Arriva vicino al gol
un paio di volte. Non trafigge, ma di sicuro ha messo via le realizzazioni per
sabato prossimo. Principe de Ripone (e de
la Buca). VOTO: 6 ½
BALDINI MOURENO: Altri tre punti in
tasca, assai sofferti; forse con qualche
accorgimento potevamo patire meno. Comunque, complimenti! VOTO: 6+