In tanti, lo so, vi sarete chiesti, che fine abbia fatto
in questi giorni: non sono scappato, amici e tifosi A.Ci.Di, seppur tentato
varie volte dalla funesta sorte che si è abbattuta su di me giacché il maltempo
mi ha portato un bel da fare; niente, davvero niente, a che vedere con le
tragiche e dolorose vicissitudini occorse al nostro territorio (proprio in
relazione a questo, vi rimando all’iniziativa della Pro Loco che con
tempestività ha attivato una raccolta fondi).
Tra i passatempi di questi giorni, infatti, ci sono state
le pulizie generali della cantina, vittima anch’essa dell’impietosa bufera che
si è abbattuta sui nostri ginestrici paraggi; giornate consumate così, zuppo
(d’acqua e di sudore) e costretto ad ascoltare le lamentele de’ la mi socera, in versione ecologista,
sul fatto che “Nun ce so più le mezze
stagione” e che “tanto la colpa è
tutta de st’inquinamento” perchè “daje e daje, è venuto pure l’buco nello zono!”
(una sorta di Al Gore nostrano insomma!) Guardandomi bene dal disperdere
energie, evito di correggerla sul nome scientifico del buco sopracitato, non
fosse altro perché l’ozono è “lo zono”
da ottant’anni, al pari della “aradio”
e della “scolta!”, inteso come imperativo
del verbo “ascoltare”. Ci rinuncio.
Il mio ingrato compito era quello di verificare l’integrità
dei barattoli delle conserve preparate dalle donne di casa, con devozione e
rigorosamente senza Fruttapecche, durante
il periodo estivo; “che qui pe’ magnalle,
la bocca ce l’hanno tutte, ma quanno se tratta de move le mano..!” Due
belve insomma, soprattutto nel momento in cui si è reso necessario devolvere,
giusto un paio di barattoli di carciofini, al secchio della monnezza:
melodramma!
Orbene, giustificata, come a scuola, la mia assenza, mi accingo
a parlarvi di questa nebbiosa e tesa domenica calcistica che, fin dalle prime
luci dell’alba, infiamma i bar e i circoli del Paese (inteso come Italia) e non
tanto per il match pomeridiano -da noi anche per quello!- ma soprattutto per il
serale “Milan- Juve”, sulle cui dicotomiche polemiche (Rigore si? Rigore no? “Moviola in gambo”, reclamata a gran voce
dal Biscardi Nazionale e Mister-Onestà-Allegri che inizia la disamina del match
sbugiardando la decisione arbitrale) verterà ogni pausa caffè del mio rientro a
lavoro, lunedì.
Domenica 25 Novembre, la Chiesa festeggia Santa Caterina da
Alessandria, morta nel 305 d.C. probabilmente per mano dell’imperatore
Massenzio. La storia vuole che Caterina si presentò a palazzo nel bel mezzo dei
festeggiamenti, nel corso dei quali si celebravano feste pagane con sacrifici
di animali e che rifiutò quest’ultimi, chiedendo all'imperatore di riconoscere
Gesù Cristo come redentore dell'umanità. L'uomo, colpito dalla bellezza e dalla
cultura della giovane, cercò di farla convincere ad onorare gli dei pagani, da
un gruppo di retori. Eppure, grazie all’eloquenza della donna, non solo non fu
lei a convertirsi, ma loro stessi divennero Cristiani. Fu a questo punto che
Massenzio ordinò la condanna a morte di tutti i retori e di Caterina, destinata
a spirare su una ruota dentata. Eppure, la morte non deturpò la caparbietà,
l’onorabilità e la convinzione delle sue scelte.
Aspetti a me noti e rintracciabili in tutti i volti delle nostre
capofamiglia, la cui dignità e i cui principi non hanno avuto e mai avranno
alcun prezzo. A differenza nostra che, che ne so, per la tribuna di un derby, venderemmo
l’anima al diavolo! Ricordo volentieri, nella Giornata Internazionale contro la
violenza femminile, una cosa seria, un insegnamento contadino del povero nonno:
“Della casa l’omini so la lana ma le
donne so’ la trama”. Parole sante.
Torniamo a noi. Dal momento che si gioca a Mattio, consumo il
mio pranzo a casa con più calma del solito e, per sfuggire alle chiacchiere
domenicali dei due sergenti in gonnella, su quello che i rotocalchi indicano
come lo scoop più gettonato del momento (“l’hae
sentito de la pubblicità de Belen in mutande che manna tutte le machine fori
strada… che lavoro!”) cerco furtivo lo sguardo del mio fido &Co, da me
invitato con lo scopo di eludere le sopracitate, ma che invece si getta nella
mischia, dimostrando di avere più padronanza circa la farfallina dell’argentina
che sulle regole del fuorigioco. Povero me.
Il pranzo prevede, il classico menù domenicale alleronese:
antipasto (misto), tagliatelle al ragù, pollo arrosto con patate e, come
dessert, la celebre torta di mele; essendoci ospiti però, emo rispolverato il servizio quello bono. Caffè, doppio-ammazzacaffè
e dritti al Tardiolo sulle note di “a noe
ce piace de magnà e beve e nun ce piace de lavorà!”
Quest’oggi, davanti ad una nutrita compagine tifosereccia,
svettano (alcuni anche per stazza! Ste
fije crescono a vista d’occhio!) una schiera di afficionados di un
arancione fluo che manco i capocantonieri dell’Anas. Idea superlativa che rende,
semmai ce ne fosse bisogno, ancor più colorita la nostra greppa! Ne ordino una
anch’io.
Sono venuti a farci visita i nero-vestiti del Pilonico, squadra
davvero modesta, tecnicamente carente, composta da svariati elementi tendenti
agli -anta e pochi altri di primo pelo. Il primo tempo, seppur conclusosi con
una sola rete, è uno spettacolo praticamente a senso unico; la maledizione
della Dea Eupalla torna ad avvolgere il Tardiolo, lasciando sfumare diverse occasioni
perse ad un passo dalla rete; un’onta che andrebbe lavata via il prima
possibile.
Le azioni manovrate e avviate dal nostro centrocampo, con la
retrovia rossoblù quasi mai impegnata, catalizzano il match fino al prezioso
tocco del Principe de’ Ripone; è il
suo il gol che spezza gli equilibri e, finalmente, cambia il destino della
partita. Il Pilonico, frastornato dalle qualità del nostro reparto offensivo, va
sotto, e nemmeno l’intervallo riesce a restituirgli vigore.
I minuti di sofferenza, vissuti nel secondo tempo, saranno
scongiurati da un netto 4 a 1 finale. Ma, a me, lo hanno raccontato. E’ stato
infatti verso la mezz’ora, che un autoveicolo dall’aspetto familiare, a tutto
gasse, suonando il clacson dall’altezza del campo di Michelangelo fino al
parcheggio del Tardiolo, ha catalizzato la mia fulminea attenzione. Finisce così;
che, spolmonato, raggiungo il bolide fumante e picchiettando sui finestrini
appannati, tanto è stato il fiato esalato da quelle grida disumane, con la vena
ironica fuori luogo, domando: “qual buon
vento?”
Finisco ri-accompagnato a casa, coperto di improperi vari, che
manco quando in seconda elementare scrissi Habbiamo con l’h, hanno fatto tutta
sta confusione. Era la mi moje. Nel
ripulire, ha trovato una partita di barattoli de’ mele cotogne (prelibatezza rara,
per carità) che a me m’allappano la bocca
da morì, ‘nguattata dietro alla
lavatrice. Ed è venuta a mandare a male la mia, di partita. In fondo, come
darle torto.
Ed ecco a voi le pagelle:
CORTELLINI ALESSIO: Forse è la noia, la causa della sua piccola
distrazione: quando ha preso il gol, pare che stesse mettendo su il sugo per la
polenta della cena A.Ci.Da (“co tutto
quello che c’è da fa, regà, mejo avvantaggiasse!”). Tuttavia dirige alla
perfezione, impartisce ordini e manda gli avversari a pelare le patate.
CAPOCUOCO. VOTO: 6
FRINGUELLO SIMONE: Del “fringuello” lui ha solo il nome: ha
l’occhio di un falco, la furbizia di una gazza, la precisione di un rapace.
Sbaglia davvero pochissimo. GALLINA DALLE UOVA D’ORO. VOTO: 7
FEMMINELLI FABIO: Una volta, quando l’uva si coglieva ancora a mano,
a noi altri bardassi ci dicevano sempre “Nu
le cojete le femminelle, che abbassono l’grado”. Lui, invece, il grado lo
fa eccome; dà qualità alla squadra e, spietato, non lascia scampo agli
avversari. VENDEMMIATRICE.VOTO: 6 ½
SERRANTI NICOLO’: In un reparto certamente poco impegnato, fa il
suo e si gode lo spettacolo. Patatine e birra alla mano, ci sta pure la
pennichella. ASSONNATO. VOTO: 6+
URBANI FABIO: Piccoli campioncini crescono: difficilmente
prevedibile nei passaggi, sempre attento nelle giocate, il nostro “comodino”
sta diventando un solido “armadio”… e pensare che si “compone” tutto da sé!
IKEA. VOTO: 7
SCIULLI ALESSANDRO: In un centrocampo rimodellato, ci è apparso a volte precipitoso: i piedi e la classe non gli mancano, ma nelle ultime partite è stato un po’ impreciso. LATITANTE. VOTO: 6
SCIULLI ALESSANDRO: In un centrocampo rimodellato, ci è apparso a volte precipitoso: i piedi e la classe non gli mancano, ma nelle ultime partite è stato un po’ impreciso. LATITANTE. VOTO: 6
FRINGUELLO MATTEO: A vedere le sue terga per buona parte della
partita scaldare la panchina, ci piange il cuore, visto che quando entra
giostra il pallone a suo piacimento. Il pelo nell’uovo? Gioca troppo a testa
bassa, manco cercasse qualcosa per terra. FUNGAROLO. VOTO: 6 ½
TARDIOLO VALENTINO: Le sue lodi, si sa, le intessiamo ad ogni
partita oramai. E forse l’invidia degli Dei lo ha colpito, lasciandolo in
panchina un po’ troppo lungo per i suoi/nostri gusti. Le sue qualità fanno
sempre la differenza. Ci regala un rigore meritatissimo e un magnifico assist
sull’ultimo gol. STAKANOVISTA. VOTO:7
PICCHIO FLAVIO: Zumpa-pa-pa ,zumpa-pa-pa, zumpa-pa-pa-pà. A volte, come nel ballo, è difficile prendere il ritmo giusto quando si entra in corsa e si finisce a pestare i piedi della compagna. Capita, ciò non significa che non si sappia più ballare o che ci si trovi al ballo delle debuttanti. DON LURIO. VOTO: 6
PICCHIO FLAVIO: Zumpa-pa-pa ,zumpa-pa-pa, zumpa-pa-pa-pà. A volte, come nel ballo, è difficile prendere il ritmo giusto quando si entra in corsa e si finisce a pestare i piedi della compagna. Capita, ciò non significa che non si sappia più ballare o che ci si trovi al ballo delle debuttanti. DON LURIO. VOTO: 6
PONTREMOLI ALESSIO: Lo sfonda-reti. Entra dalla panchina e mette
a segno la seconda rete in due partite di fila. LASCIA O RADDOPPIA? VOTO: 6 ½
BAMBINI PIETRO: A volte forse suda troppo ed è questo probabilmente che manda in corto la centralina! Stavolta invece “la sega a nastro dell’Acquaviva” non si inceppa e, finché dura la miscela, dà filo da torcere agli avversari. “OMO DE MACCHIA”. VOTO: 6 ½
BAMBINI PIETRO: A volte forse suda troppo ed è questo probabilmente che manda in corto la centralina! Stavolta invece “la sega a nastro dell’Acquaviva” non si inceppa e, finché dura la miscela, dà filo da torcere agli avversari. “OMO DE MACCHIA”. VOTO: 6 ½
PASQUALETTI ROBERTO: Ovvero “il ruggito del coniglio”.
Sorprendentemente tranquillo, gioca con serenità dall’inizio alla fine e senza
tanti fronzoli. Gli riesce davvero bene! SIMPLY THE BEST. VOTO: 7
SCIULLI LUIGI: Tra CheGuevara e Padre Pio; dapprima nervoso,
sbraita e si agita come il più incallito dei rivoluzionari. Appena si calma
però, ritrova la retta via e mette a segno due reti fondamentali.
ESORCIZZATELO! VOTO: 7
URBANI DIEGO: Sta vivendo la sua “seconda gioventù” : come per magia tira fuori dal cilindro buonissimi spunti, lotta e motiva con la grinta di un “bardassetto”. CASANOVA (e non solo con le donne) VOTO: 6 ½
URBANI DIEGO: Sta vivendo la sua “seconda gioventù” : come per magia tira fuori dal cilindro buonissimi spunti, lotta e motiva con la grinta di un “bardassetto”. CASANOVA (e non solo con le donne) VOTO: 6 ½
BALDINI FRANCESCO: “C’era una volta il west”: è da subito una
lotta all’ultimo sangue tra lui e il portiere avversario; una gara di resistenza,
un duello di testa e di piedi. Ma, soprattutto, di cuore, perché il nostro
Principe del Ripone ci ha creduto fino alla fine regalandoci davvero un bel gol.
PISTOLERO. VOTO: 7
PALOMBINI DAMIANO: Ci è apparso un po’ distratto ma noi sappiamo
bene dov’è realmente : con la mente il nostro Palombini Jr si trova appostato
alla solina, con una mimetica indosso piuttosto che gli scarpini da calcio,
mentre mangia il suo panino con la mazzafegata in attesa di una preda
succulenta. Corre e si impegna ma non finalizza. CACCIATORE. (SI, MA DI
AQUILONI!). VOTO: 6+