Dimesso, mi
apparto per ritagliarmi il solito posto su quella tiepida stesa di gramegna. È
passato un anno e intorno pare quasi tutto immutato...solite facce, solite
dilanganti speranze del "ve ne famo 'n capagno", la solita
scaramanzia; è quest'ultima a impormi, come dal giorno dell'incisione del
Piazzai fino ad oggi, di canticchiare tra me e me; l'inno A.Ci.Do arriva con i
ragazzi in piedi, una linea unica schierata a centrocampo; tirano fuori il
petto, alzano lo sguardo al cielo terso di questo balordo ottobre alleronese.
Siamo qui per
te. Ci siamo ritrovati a chiederci spesso in questi ultimi giorni, se sarebbe
giusto continuare e abbiamo deciso di farlo perché tu avresti voluto vederci
così: accalcati sui pendii di questa greppa, colorati e pronti a sgusciare le
mani, rumorosi e sguaiati, anche mezzi alticci, se qualche buon'anima ha
provveduto a cava' il bombo.
In questa strana
atmosfera di incompiutezza, l'11 settembre 2014 scende in campo, per la prima
volta senza di te, la nostra amata ACD.
Osservo commosso
e ancora incredulo lo striscione appeso, ai lati della panchina, in cui
giganteggia un doveroso e quanto mai riduttivo "Grazie". I ragazzi lo
fissano; finché ci sara' qualcuno a correre dietro ad un pallone, su quella
terra battuta, a stropicciarsi il polverone dagli occhi prima del fischio
finale, qui dove Ripuje trascina via a fatica le nostre lacrime, qui, ci sarai
anche tu. Lo circondano, si abbracciano verso la panchina. Sulla greppa,
impediti a proferir parola, braccia pietrificate e piedi accavallati come tanti
Cristi Crocifissi, muti, feriti e graffiati nell'anima.
Chi era dalle
parti dello spogliatoio non dimenticherà questi anni densi di ricordi, vita
fianco a fianco, condivisa con l'entusiasmo e la tenacia di chi ha creduto fin
dall'inizio in questa piccola scommessa, di chi ha messo la propria vita al
servizio della gente, di chi ha lottato strenuamente affinché questo anfratto
dimenticato da Dio, anche nei suoi interminabili inverni, mantenesse una luce
di speranza.
Ci hai insegnato
che si può riempire la vita di tante cose, che esiste un tempo da dedicare a se
stessi e molto altro da dedicare agli altri, che qui, tra questi angoli, nelle
nostre piazzette piuttosto che seduti al tavolino del bar, gli altri siamo
davvero noi.
Ci hai svelato
gli angoli più attraenti dei nostri vicoli, le viste sconfinate e i piu'
nostalgici tramonti dietro ai campi appena trebbiati, i sentieri tra i boschi,
i colori e gli odori unici di un arcobaleno scrutato dall'alto della Porta del
Sole, li hai resi crocevia per tutti quegli aficionados che tornano a riempire
di dialetti e cadenze lontane, i nostri pomeriggi d'estate, lasciandoci la
preziosita' del tuo sguardo, mai banale e sempre profondamente acuto; ci hai
permesso, anche quest'anno, ancora oggi, di ritrovarci, tutti insieme, dentro e
fuori dal campo di gioco.
Per questo e per
tantissimo altro, da quelle finestre, dalla greppa del Tardiolo, dai vicoli del
borgo, proveremo a far uscire canti, cori e musica, rumore di passi che
calpestano un palco, l'odore di un soffritto nostrano e sguardi entusiasti di
questi poggi mozzafiato.
Chi ha pensato a
quello striscione, acceso di un rosso e blu quanto mai saturo di colore, che
guarda ai poggi della greppa, quasi come un vero e proprio monito, ci ha
impresso una densità di pensieri e ricordi e, più di tutto, un messaggio
chiaro; perché in fondo, più di tutti loro, piu' di tutti noi, hai saputo
essere portiere felino, coriaceo e attento difensore, sofisticato
centrocampista euclideo, propositivo attaccante in avanti. Noi (altri), da ora
in poi, sapremo, tutt'al più, soltanto avanzare dei timidi passi.
Per questo e per
tutti i sabati pomeriggio in cui vivrai con noi gli schiaffi di una sconfitta o
gli abbracci universali di una vittoria come quella di oggi, Grazie.
Si è fatto
tardi, sono rimasto con il capo tra le mani a ricordarti mentre cojonave 'l
Bello in versione Moggi, con quello strano lancio d'aria al ciuffo ribelle, o
scommettevi a rialzo sulla prossima squalifica dopo i famigerati lanci della
bandierina, a contargli l'ennesima sigaretta.
Me ne vado. Da
qualche parte ci sarà un campionato da organizzare, multe da pagare, campi da
spianare. Lì, ne sono sicuro, ci sarai tu.
Il sole
ottobrino mi sta salutando, con la lentezza e la clemenza di chi e' rimasto per
suggellare questa giornata densa di te. Mi allontano stordito dai pensieri,
ripetendo, come fossi un disco rotto, quella frase del nostro inno che fa così:
"Sogno di vederti sul campo e ti vedo davvero".
Grazie di tutto
amico mio!