giovedì 24 novembre 2011

Un bianco e nero a colori



Miseramente caduto nel vuoto il mio appello ai vertici alti, si torna a giocare di domenica. Federazio’, fatte magnà ‘l core! Dunque, avendo passato in rassegna il prontuario delle scappatoie dell’ultimo minuto, provo a buttaje là le scuse da medaglia, le uniche che avrebbero potuto sottrarmi dall’interminabile itinerario di cui sette giorni or sono vi dicevo (perché, parliamoci chiaro, con una suocera A.Ci.Da. appresso, sai quando parti ma non se ritornerai) e speranzoso, gioco le mie carte: “Ma nun c’avessimo da anna’ a fa la cicoria al Pratale?” E ancora. “Ma che diche, le fiore stamane co’ sta brina l’avranno avuta?” Muro. L’anziana donna non raccoglie; a questo punto non mi rimane che l’autolesionismo di un po’ di Guttalax nel latte e caffè. Se non fosse che a me non è concesso nemmeno il tempo del rancio mattutino; perché la sveglia da trebbiatura, quella de ‘na volta col pollastro inquadrato mal mezzo, ideale panacea per i soggetti particolarmente sensibili alle lusinghe della letargia, attacca ‘na ninnica: Chicchirichi e Chicchirichi e Chicchiri-chi-t’ha-comprato-c’ha-che-fa. Sette e trenta in punto ed ella è già lì, occhi spalancati come un gufo, ad osservare ogni tuo movimento. Azzardite ‘m po’ a accenne la caffettiera!


Giro de le cimitere. Manco il tempo di una scaldatina ai vetri e via, poca visibilità e un portabagagli che sembra la Selva de’ Meana. Al punto fatidico, pensando a quale pomeriggio di calcio avrei rischiato di perdere se la giornata non fosse proseguita al meglio, ma realizzando di aver avuto troppo poco tempo per ripassare i mutevoli e intricati rami famigliari (al sabato sera ha giocato la Serie A), decido di provare a conquistarla con alcuni episodi di me fanciullo che funzionano sempre: “‘L poro zi Gino che me metteva a sceje ‘l vinco pe le capagne”, e “‘l nonno che, quanno sessimo fije, m’obbligava a ricalzà le patate”. Ricordi anche commoventi, sul serio.

Orbene, cari irriducibili del calcio, avvezzi ai sacrifici domenicali e magari, come me, anche al digiuno perché, tra tricchete e tracchete, tra trisavore e pronipote, se so fatte le due, arriviamo all’inizio della cronaca ufficiale. In questa domenica trascorsa così, tra fitti ricordi di un tempo e barriti di vuvuzela, mi lancio in una bucolica citazione letteraria augurandomi che il racconto, così impennato verso altri livelli culturali, possa risultare gradito anche agli spiriti A.Ci.Di più esigenti. La rivisitazione seguente prende spunto dai Canti di Castelvecchio, raccolta poetica pascoliana, pubblicata per la prima volta nel 1903, in cui la rievocazione e l’immaginazione di un ritorno al paese natale la fanno da padrone. Sensazioni comuni assaporate da quegli alleronesi lontani di rientro al borgo soltanto sotto le feste e da me medesimo, da quando, ancora bardassetto, riconobbi l’aria di casa mia tornando da un memorabile pomeriggio al SuperCinema. Scappottassimo la retta de Santo Sano co’ la Lambretta e l’aria de casa cominciava a battice sul muso! Non so a voi, ma a me, ancora oggi, sembra che in quel punto cominci il mondo.


Torniamo alla lirica. L’esordio mi pare facesse così: Oh A.C.D. vestita di nuovo/ rossastra come le cerre de PoggioSpino/ Ogni domenica provata dal rovo/ porti le maglie Alessandrine/ porti le calze che la Giuseppina ti cuce/ che non mutasti mai da quel dì/ che non costarono un picciolo/ invece costa il vestito che ti cucì. Onore a chi, un tempo, rese glorioso l’Allerona facendone una squadra, un’ancora di salvezza e un vessillo identitario a cui ancora oggi siamo aggrappati. Onore al nostro Presidente, allora riccioluto terzino, che quelle vecchie strisce rossoblù ha rispolverato (con tanto di presentazione Ufficiale e aperitivo per tutti in stile alleronese. Grazie!) Onore ai nostri tifosi (tanti) che superdotate de ‘gni cosa (trombette, corni, grancasse, megafoni e quant’altro) sono accorsi a salutare i ragazzi vestiti di nuovo.


A proposito di questo, confesso, proprio a due minuti dall’inizio, sulle note dell’inno, il mio pensiero è andato agli audaci alleronesi (Leandro Forcella e Fausto, noto ai più come Sciardone, tra gli altri) che ebbero l’onore (e l’onere, perdonatemi!) di vestire le prime maglie. Quelle granata, di pura lana vergine, gentilmente donate, in seguito alle pressanti richieste del tifosissimo Tiberi Pietro, niente po’ po’ di meno che, dal grande Torino. Ebbene sì, i nostri esordi, sul nascere degli anni ’70, furono segnati dalla stessa società in cui molti anni prima militò con successo un promettente giovane chiamato Virgilio Maroso.
Legati da un pezzo di storia comune, ci apprestiamo ad affrontare questo match complicato. La squadra ternana lotta per la vetta del campionato di Terza Categoria, vantando uno tra i migliori reparti offensivi e difensivi. Tuttavia, anche oggi, il nostro tradizionale ed ereditario stile sovrasta quello, giallo canarino, proposto dagli avversari. Eh, regà, la classe nun se sciacqua!


Amanti del bel gioco, tifosi accaniti, nonni accorsi a Mattio col boccione del rosso sull’Apetto, a questo punto, non prima di annunciare il solido schieramento dispiegato da Mister Mou, avrei da raccontarvi di un’importante mezz’ora di calcio. Scendono in campo per i nostri, Ludovico tra i pali; in difesa si battono il diligente Eurostar dello Scalo, l’oggi sfortunato Cannavaro de Bardanella, il finalmente concentrato Fico e l’Innominato; a centrocampo, disposti a rombo, giostrano il nostro puntuale Assessore, Fringuello concreto e rapido, l’indemoniato Frullicone e l’acciaccato Captain Tardiolo. Fendenti in avanti sono i ritrovati Brigante de Meana e Papallino.
Al pronti-via la lotta è in mezzo al campo e, nonostante l’ineccepibile ordine e i buoni piedi degli avversari, i nostri pupilli giostrano bene in diverse occasioni, concretizzando in scambi importanti e arrivando anche al goal con una davvero bella azione corale.
Sciulli insacca ed è un vero spettacolo. In campo e sulla greppa si sprecano gli applausi. Restiamo in equilibrio dando prova di concretezza fino al ventottesimo del primo tempo quando, a seguito di un rigore, i Marosini passano in vantaggio, di reti e di uomini. Da qui, pian piano, il match assume un altro aspetto e il risultato, seppur schiacciante, non rende giustizia ai nostri amati fratelli in mutande che, rinforzati grazie agli ingressi dalla panchina di Riccitelli, Re David, Marchignani, ‘l Cholo e Bilancini, persistono senza tregua cercando la rimonta.


Mi perdoneranno i nostri lettori ma a questo punto, volendo ridimensionare la sconfitta e conservare il giusto spirito per domenica prossima, il racconto andrà via così, come è venuto, tra i ricordi. Sono quelli un po’ sbiaditi delle nostre vecchie foto in bianco e nero: l’eredità A.Ci.Da che abbiamo lasciato ai nostri figli. Una tra queste, storica, immortala alcuni tra i giocatori dell’Allerona anni ’70 (che nostalgia di quelle partite giocate il pomeriggio della festa in onore de Sant’Anzano -sì co’ la zeta!- contro una squadra del comprensorio! Che gioia infinita, dopo la vittoria, salire in sei o sette calciatori, madidi di sudore, sulla 500 truccata dell’Asinello, con un trofeo che a noi sembrava davvero la Coppa Rimet, e imboccare, tra la folla festante -grazie tifosi alleronesi!-, la salita che portava al bar gestito dall’indimenticabile Sestilio Franzini, per spruzzare, generosamente con lo spumante, il meritato premio e gli astanti).
Immaginerete che gran seguito di pubblico dal particolare dei dieci schierati con l’undicesimo a scattare la foto! Mejo poche ma bone! Era il nostro motto. Riconoscerete, tra gli altri, il leggendario Chicche, Mauro Pietrella, il Dieci, Ciucciornia-Torrini, la capigliatura rockettara del Jolly, ‘l Gufo e l’Asinello e... . Si giocava (e se vinceva, sa!) nel campo giù alla Madonna dell’Acqua, un rettangolo smorganato, con un palo della luce piantato al centro (ancor oggi, circa 40 anni dopo, sogno spesso di andare a sbattere, per inzuccare la sfera, contro il famigerato pilone dell’Enel) che ogni anno, all’arrivo delle gare di motocross, serviva anche come pista per le competizioni. Alla fine, a noialtri rimaneva il cumulo di terra per i salti piazzato là in mezzo e se alcuni prontamente lo evitavano, altri, audaci, lo risalivano, palla al piede. In fondo, come diceva uno dei nostri primi sostenitori: “doppo la salita viene la scesa”…

sabato 19 novembre 2011

La partita



"Vorrei che quel pallone non toccasse
terra, fuggisse per azzurre vie..."

Tumultuano i tifosi. Io rimango
statua di ghiaccio. Nulla in me si muove.

Calcio che pompi splendide energie
certo da Dio destinate altrove.

(Maria Luisa Spaziani, Football)

mercoledì 16 novembre 2011

Chi nun more, se rivede



Domenica dal sapore decisamente autunnale al borgo; baciati dai tiepidi raggi del sole, svoltiamo la mattinata appollaiati sulla panchina lì al Palazzo come due comari A.Ci.De, a spettegolare del più e del meno calcistico. Sua Maestà, la Federazione, posticipando l’orario del match al pomeriggio inoltrato, ci concede un po’ di tempo libero in più; giusto giusto la mi socera, che Dio la benedica, se presenta co ‘n gabarè de ombrichelle, fatte a mano, col sugo de rigaie. Na mano Santa!
Quest’oggi si gioca a Terni, La Capitale, con buona pace della Santa donna di cui sopra, dotata di ottime mani ma, ahimè, di pessima lingua che, al momento del caffè (corretto) me la ributta là: sente ‘m po’ coso, ‘n te sembra ‘l caso de falla finita co’ sto pallone, co’ tutto quello che ce sarebbe da fa’ dentro casa? Eblablabla Eblablabla. E io che, ingoiando il tutto alla velocità della luce, avevo anche fatto finta de seguì i soliti discorsi su la fija de quello, l’olive c’hanno fatto ‘l sedici e le fiore giù pel cimitero che passiscono da la sera a la mattina; io che pensavo d’avella ormai sfangata. Illuso. Faccio orecchie da mercante ma mi lascio strappare la promessa che, se questa è andata così, alla prossima presenzierò nientepòpòdimenoche al tour dei cimiteri limitrofi con tanto di albero genealogico della famiglia a memoria. Speramo, Dio volesse, de giocà de sabato!
Orbene, la Chiesa Cattolica quest’oggi celebra Sant’Omobono Tucenghi Patrono di Cremona e protettore, tra gli altri, dei mercanti. Commerciante di stoffe stimatissimo in città, egli fu abile e ricco affarista e accumulò un ingente patrimonio, mezzo di intervento in soccorso della miseria. Fu questa sua generosità a divenire proverbiale tanto che, in quelle zone, è oggi rimasto il detto, che faccio mio: “Bello, nun c’ho mica  la borsa de Sant’Omobono!” Non bastava la questua domenicale, la tessera presidenziale, la sciarpa (utile, per carità) no, ora m’hanno appioppato anche la felpa blu Mipiacitu. Dice che tocca esse tifose superdotate! E io,  non c’è dubbio, lo sono. In compenso, m’ ‘ete prosciugato però!
Così, tutto bardato, dopo avè comprato ‘na guerra casalinga, riesco ad esse a Terni per le 17.00. Atmosfera da ispirazione letteraria, grazie alla fase lunare che stasera regala ai nostri beneamati fratelli in mutande un invidiabile plenilunio. Fate presto regà, che me fijia la chioccia! Trafitto da sublime aere, mi lancio nella declamazione di Alla luna del depresso, compagno mio, Giacomo Leopardi: O graziosa luna, io mi rammento/ che or fischia l’arbitro, sovra questo campo/ io venia pien d’angoscia a rimirarti: e tu pendevi allor sui mutandoni/ siccome or fai, che tutti li rischiari. Ma nebuloso e tremulo dal pianto/ che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci/ l’Accademia Calcio apparia, che travagliosa era la partita ed è, so’ calci amari, o mia diletta luna.
Giusto il tempo del fischio d’inizio, e torno in me scorgendo all’orizzonte, verso la linea di centrocampo, una creatura mannara. Ambè, si nun me sbajo se mette ‘na veja! Mi capirete amici, alla vista di quella coltre pilifera che si agita qua e là, il mio acume poetico (diciamo così) inizia a rotolare giù, sprofondando, in un attimo, nella letteratura dell’orrore. E’ tornato lui. L’uomo nero. Il lupo mannaro. A questo punto, indago insistentemente con lo sguardo per verificare qual mortale sfregio, la portata della deturpazione che tale ordigno atomico, alias la “lumachella”, avrebbe dovuto provocargli, mesi or sono, ma la creatura mitologica me pare intonza. Se sarà ringommato a la svelta oppure la lumachella quello se l’è magnata, facendocela digerì quattrocent’euro?
Ok. Stringo amicizia con le mie coronarie e torno alla cronaca. I nostri mutandoni A.Ci.Di sventagliano qua e là alla luce argentea della notte; suggella questo bel quadretto un campo in ex-sintetico. L’Accademia Calcio, nata ad agosto del 2010, è una squadra competitiva che da subito si è imposta nella lotta in testa alla classifica. Partita ardua, fin sulla carta, che Mister Moureno decide di gestire attraverso una formazione spregiudicata ed, a mio avviso, un po’ azzardata. Tra i pali torna l’encomiabile Ludo della casata Urbani, orgoglio della famiglia A.Ci.Da che, nonostante l’assorbimento di uno “studio matto e disperatissimo”, conferma la sua disponibilità alla squadra. In difesa, sfilano gli opliti Gasparri, Tiberi, Serranti, Urbani. A centrocampo giostrano Bambini, Tardiolo e Fringuello. Il reparto offensivo è affidato a Baldini Francesco, Sciulli e Panico.
Dopo appena un giro di lancette, la sorte sembra non essere dalla nostra tanto che Re David, prima non aggancia un bel pallone in area avversaria, poi fa la barba al palo. Cerchiamo di mettergli paura senza riuscire però a finalizzare. In sostanza, Abbaijamo ma nun mozzicamo! Anzi, come insegnano le leggi universali del calcio, la regola non scritta del gol magnato-gol subito, è l’Accademia Calcio ad affondare i suoi canini sulle nostre carni. Al dodicesimo, in seguito ad una mischia davanti ad Urbani, cediamo alla confusione andando sotto 1 a 0. Dura lex sed lex.
Subiamo in mezzo al campo una netta inferiorità numerica tanto che il numero 5 rivale, baciato dalla Luna, può permettersi di giocare praticamente indisturbato per tutti i primi quarantacinque minuti smistando a piacimento e regalando ai suoi un netto possesso palla. Su questo terreno fertile, ahimè, nasce il doppio vantaggio avversario; a seguito di un cross alto nell’area piccola, la sfera, sospesa a mezz’aria, fluttua vorticosamente e poi si imbuca. Ah, che chiare de luna, stasera! Andiamo a riposo sotto di due palline sperando in un ravvedimento tecnico tattico. Mou ci accontenta giostrando gli A.Ci.Di e imponendo un rinforzo a centrocampo; Palombini entra dietro lasciando che l’Assessore avanzi, la Sega a nastro, già ammonita, lascia il posto a Riccitelli. E infatti, siamo un’altra squadra. Reagiamo, non ci diamo per vinti, schiacciamo gli avversari nella loro metà campo. Nel momento clou della pressione però, un mancato rinvio facilita il triplete ternano e, davvero ingenuamente, andiamo sul 3 a 0. Bonanotte a le sonatore.
Vedete amici, tifosi, alleronesi tutti, a questo punto ci accingiamo a raccontare un’altra storia. Storia di undici che non mollano, che tentano il tutto per tutto, si sbattono come e più di prima, senza regalare nulla. Arriviamo anche al gol (con Little Ball) che, seppure inutile ai fini del risultato, merita una citazione se non altro perché davvero bello. A questo punto, per dovere di cronaca, rimane un solo episodio da raccontare, che avrebbe potuto cambiare le sorti della partita almeno un pò, ma riguardando l’uomo nero, il “lumachellato” di cui sopra, preferiamo sorvolare con un veloce e rapido accenno: Fringuellostrattonatoinareamanonèrigore. Orbene, ho la soluzione; massaie alleronesi indiavolate (socere comprese) sentite a me: una teja de tozzetti co’ le nocchie. Fatice sto favore!
A tutti voi invece voglio dire: ripartiamo da qui. Come racconta il noto filosofo dell’età contemporanea Gigi Marzullo: “cari amici della notte, un modo per capire, per capirsi, forse anche per capirci, quando un giorno vista l’ora è appena finito e un nuovo giorno è appena iniziato; un giorno in più per pressare, per segnare, per vincere”. Sottovoce, piano piano, come piace a noi.
Ed ecco a voi le nostre pagelle:
URBANI LUDOVICO: L’ennesima ed improvvisa defezione di Ciuco lo costringe ad un impegno non previsto. Fa ciò che può e anche di più. Monumento. VOTO: 7
GASPARRI ALESSIO: Dimentichiamo il primo tempo, regola da applicare ad ognuno degli A.Ci.Di. Solito su e giù e spunti interessanti. Irrinunciabile. VOTO: 7+
URBANI FABIO: Vorrei vedere voi davanti a Maciste. Un consiglio: anziché le gambe, guardare la palla. VOTO: 6-
BAMBINI PIETRO: Uno sbattimento. Nel senso che muoversi più di così era impossibile. VOTO: 8 per il coraggio.
SERRANTI NICOLO’: Altro che Pay tv, Premium e satellite. Il calcio, quello vero, se vede a Bardanella. Aggratisse. Bella prova! VOTO: 7+
TIBERI RICCARDO: L’ammonizione lo innervosisce ed il rendimento un po’ ne risente. Capita! VOTO: 6 ½
TARDIOLO VALENTINO: Fosse stata una maratona si batteva per le prime posizioni. VOTO: 8 per il coraggio.
SCIULLI LUIGI. Gradito ritorno. VOTO: 6+
FRINGUELLO MATTEO: E’ lui o non è lui? Un pennuto di proporzioni bibliche. Si vede e si fa sentire. Aquila reale. VOTO: 8 per il coraggio
PANICO DAVID: Prova gagliarda e tosta. Vai così. VOTO: 6 ½
BALDINI FRANCESCO: Tra alti e bassi, lo vediamo comunque in crescita. E poi che gran goal. VOTO: 7
DANIELE BALDINI: In rodaggio ma c’è. VOTO: 6
PALOMBINI MATTEO: ‘L capretto ruzza ruzza e poi rompe ‘l cianchetto. VOTO: 6--
RICCITELLI ANDREA: Chi ben ri-comincia è a metà dell’opera. VOTO: 6
URBANI DIEGO: Mi batte il corazón. VOTO: 6
BILANCINI LORENZO: Andate su Wikipedia per un ripasso della voce: “Incommensurabilità”. VOTO: 6
BALDINI MOURENO: E’ domenica notte e sono sveglio/ sei sempre tu il mio chiodo fisso/ col 4-4-2 giochiamo meglio/ e più ci penso e più lo voglio/ Tutto il casino fatto per tenerti/ per quel modulo che era un orgoglio/ adesso che gli volevo bene/ io lo perdooo? Ancora ancora ancora/ perché io da quella sera/ non riesco più a dormì un’ora! VOTO: 4 il primo tempo. 7 il secondo.

venerdì 11 novembre 2011

L'ultima del Trap

Non saprà usare il congiuntivo, non saprà l'inglese, ma il Trap è sempre il Trap!!!

mercoledì 9 novembre 2011

Per noi, vecchie glorie



Il terzino anziano

Erano invecchiati
anche quelli della sua età
con la barba verde tra i piedi
e l'odore di maglia a righe
ma lui restava in difesa,
pesante, a sentirsi i figli
crescergli contro
e vendicarsi.

Franco Buffoni, Quaranta a quindici.

sabato 5 novembre 2011

Dolcetto o scherzetto?


Signore e signori, è la cosa più terribile alla quale abbiamo mai assistito… Aspettate un momento! Qualcuno sta cercando di affacciarsi alla sommità… qualcuno… o qualcosa. Nell’oscurità vedo scintillare due dischi luminosi… sono occhi? Potrebbe essere un volto. Potrebbe essere… mio Dio, dall’ombra sta uscendo qualcosa di grigio che si contorce come un serpente. E poi un altro e un altro ancora. Sembrano tentacoli. Ecco, adesso posso vedere il corpo intero. È grande come un orso e luccica come cuoio bagnato. Ma il viso! È indescrivibile. Devo darmi forza per riuscire a guardarlo. Gli occhi sono neri e brillano come quelli di un serpente. La bocca è a forma di V e della bava cade dalle labbra senza forma che sembrano tremare e pulsare. Il mostro, o quello che è, si muove a fatica. […] Un oggetto ricurvo sta uscendo dalla fossa. Sembra un piccolo raggio di luce riflesso su uno specchio. Che succede? Dallo specchio si sprigiona un raggio di luce… che si dirige verso gli uomini che avanzano. Li ha colpiti! Sant’Iddio, li ha incendiati! Bruciano come torce”.
No, regà, nun stamo a parlà del famoso linesman-dirigente che quanno l’arbitro ce danneggia, e je se chiude la vena, è capace de trasformasse. No. Parliamo di una geniale trasmissione diretta da Orson Welles che la sera del 30 ottobre del 1938, un giorno prima di Halloween, la stazione radiofonica statunitense CBS decise di mandare in onda per celebrare tale festività. Per l’occasione, era previsto un radiodramma affidato al miglior attore emergente di cui la radio disponeva: il mitico Orson Welles. Il programma prevedeva la trasposizione radiofonica di un romanzo di fantascienza di Wells dal titolo La guerra dei mondi. Il romanzo descrive l’invasione della terra da parte di extraterrestri provenienti da Marte, sul finire del XIX secolo.

La trasmissione di Welles viene considerata come la più grande beffa mediatica di tutti i tempi. Una farsa che gettò nel panico migliaia di americani. Il radiodramma in questione cambiò definitivamente non solo la carriera del suo artefice, ma anche lo studio sociologico sugli effetti dell’esposizione ai contenuti dei massmedia.

Presa dal panico, in molte città americane, la gente cominciò a radunarsi nelle chiese. Nelle strade l'isterismo era all'apice. Treni, autobus e automobili furono presi d’assalto. Solo al mattino, all'uscita dei quotidiani, tornò la calma.
A noi, ben 73 anni più tardi, in questa domenica autunnale, in cui affrontiamo, in casa, la squadra ternana dello Junior Gabelletta, è successo (quasi) lo stesso.
Il fine settimana è stato segnato (purtroppo) dai lutti e dal nervosismo. I nostri avversari sono stati dipinti, nel pre-partita, come una specie di Juve attuale, dal contropiede veloce, imprevedibile e letale. Oltrettuto, si soffrono le assenze del trenino de lo Scalo, al secolo Gasparri Alessio, del brigante de la Meana, che risponde al nome di Sciulli Luigi, sofferente per un infortunio ad una caviglia (torna presto, bomber!) e del buon Fico che ha deciso di trascorrere questo lungo ponte ai piedi della Tour Eiffel (maschiè, ma ‘na bottija de beaujolais che l’ae portata?). Cosicché, ce pija la tremarella ma a le gambe ed  entriamo in campo un po’ contratti, o così a me sembrava, anche perché da la gran magnata de crostine co’ le fave de le morte che la mi moje m’ha preparato per desinare, io medesimo ho il sistema digerente un po’ teso. Mister Moureno schiera un solido 4-1-3-2 con il buon Ciuco Luca tra i pali, Comodino e capitan Varge difensori laterali, ‘l Cannavaro de Bardanella e Bambini Pietro centrali, l’Assessore Tiberi fa il centrocampista metodista impiantato dinanzi alla difesa e, poco più avanti,  giostrano Fringuello, Frullicone e Alessio Pontremoli. In attacco ci affidiamo all’appuntita coppia Re David/Principe de Ripone. Assistente arbitrale alleronese è sempre il buon Cholo, della casata Urbani. ‘l Bello siede (ma si fa per dire) sugli spalti. Presenza modesta del pubblico acido, a causa dei lutti di cui sopra, dell’apertura della caccia e della bacchiatura. I soliti capotifosi Coco e Sirio sono addetti al prezioso bombo. Segnaliamo la presenza del professor Zirilli, incaricato di spiegare la balistica e la geometria euclidea calcistica ai nostri supports e dei Ball’s boys capitanati da  Simone Pompili e dal cameraman Luca Pal.

Si parte. Le due squadre si studiano senza fretta. Noi giochiamo senza fronzoli e ben concentrati. Compiaciuti, assistiamo all’applicazione della fede del compianto Rocco, inteso come Nereo, la cui religione comincia ad attecchire anche nel nostro borgo. Andiamo in vantaggio all’undicesimo su una bella punizione calciata da little ball che infila saggiamente la sfera in quella strana zona del campo che va dal dischetto dell’area rivale e il portiere ternano. A metà strada, e in terra di nessuno, tra l’indugiare del difensore avversario e la difesa rivale pigliata dai turchi, arriva ad infilare la gamba ‘l Beckenbauer de noantri. Tiberi Riccardo ci regala il gol del vantaggio. Bravissimo! Attendiamo una reazione furibonda della Gabelletta. Ci sbagliamo di grosso. ‘l Bello comincia ad esercitare la nobile professione del filosofo peripatetico e sviaggia dalle tribune agli spogliatoi, dagli spogliatoi alla porta rivale, dalla porta rivale alla porta opposta… St’omo avrà finito le sole ma a le scarpe! La squadra ternana è, però, un gigante coi piedi di fango. Regà, ma che c’ete raccontato? La nostra difesa svolge il proprio lavoro a perfezione e gli attaccanti rivali non ci impensieriscono affatto. Al 21’ l’arbitro fischia un calcio di rigore a nostro favore che potrebbe chiudere la partita: in piena area avversaria la maglietta tirata al buon Papallino resta nelle mani di un difensore rivale. Sacrosanto penalty. Dagli undici metri calcia Pontremoli, l’Ibra de la Meana, che, forse anch’egli un po’ contratto per i motivi sopraelencati,  telegrafa il lancio e permette al  portiere ternano di  incrociare la traiettoria della palla. Che peccato! Si torna a combattere fra gli errori commessi dall’arbitro, direttore assai mediocre e fiscale, il quale, fra abbagli clamorosi e allucinazioni varie, riesce ad ammonire ben nove giocatori e ad espellerne uno a partita ormai finita! Incredibile! Il primo tempo finisce con un meritato ed esiguo vantaggio acido. Attendiamo la ripresa, tra un sorso di vino e qualche bisconotto pe’ fa’ matassa.
Nel secondo tempo controlliamo egregiamente la gara. Raddoppiamo, al 20’, su azione del buon Pontremoli il quale ottiene un meritato riscatto grazie ad un magistrale passaggio in area per Re David che insacca con maestria. A questo punto del match, come ci succede spesso, l’arbitro impazzisce: comincia a fischiarci tutto, ma proprio tutto, contro. Figc, ma che t’emo fatto? Mister Moureno fa ruotare un po’ la squadra: dà riposo alla Sega a nastro dell’Acquaviva (già ammonito) e comanda al buon Marchignani di schierarsi sulla fascia laterale per permettere a capitan Valentino di spostarsi a centrocampo.  Più tardi Magistrato scenderà in campo al posto di Fringuello (Baldini, inteso come Moreno, riorganizza ancora una volta la difesa, spedendo Fabio, della casata Urbani, a centrocampo e il nuovo entrato sulla fascia sinistra) e sostituirà Re David con Bilancini.
Nonostante i cambiamenti tattici teniamo assai bene il campo. Siamo puniti dal direttore di gara, il quale decide di castigare un normalissimo contrasto nella nostra area tra ‘l Cannavaro de Bardanella e un attaccante rivale il quale, quando si accorge di aver ormai sconfinato dal rettangolo di gioco,  esegue un tuffo carpiato, in avvitamento, per poter rovinare a terra malconcio. Il referee abbocca! A questo punto, assisto attonito, col mio fido & Co. ad un siparietto organizzato, diretto, prodotto e interpretato da Alessio Torrini, in arte Ciucciornia, il quale, forse imbestialito dall’atteggiamento del referee, interpreta magistralmente il ruolo del tifoso acido avvelenato e spiega, in alleronese stretto, le iniquità patite dalla nostra amata squadra ad un signore bonario che segue, almeno apparentemente, e senza batter ciglio, il suo discorso da tifoso: stemaledettedel’arbitrec’hannorovinato, perché anchecolCesi, ete capito? Ce sessivo? C’hannofattoripete’ ‘napartitachenoeessimovinto, ve pijasse ‘n colpo…). Così, tutto attaccato, alla velocità della luce.
La cronaca vuole che il signore in questione, improvvisatosi  tifoso alleronese su queste greppe, sia nato negli Usa e il vernacolo alleronese suoni al suo udito alla stregua di una lingua africana… Che figure che famo! Ok Ciuccio’?
Rito del rigore: tiro dal dischetto che il grande Ciuco -che vecchia volpe!- indovina in pieno. Che portierone, regà!! Gioia infinita sulle greppe acide!

Il pessimo arbitro fischia la fine. Sulla strada della meritata doccia, il referee fa in tempo ad espellere un giocatore avversario reo di aver provocato un parapiglia col nostro Pontremoli! Comunque, tutto è bene quel che finisce bene: siamo, con giustizia, terzi in classifica. Domenica prossima ci si riposa: possiamo continuare a raccogliere le olive, accumulare forze ed idee per le prossime gare. Mercoledì prossimo ci attende il turno di Coppa Umbra, contro il Parrano, alle  20.30, in quel di Fabro. Vi aspettiamo!
Mentre abbandoniamo gli spalti del Tardiolo, il mio fido & Co mi ricorda che, domani sera, i bambini del borgo andranno in giro a bussare alle nostre porte e a chiederci: “dolcetto o scherzetto?”. Dolcetto, senza dubbio. Ho una sacchetto pieno di caramelle che avevo comprato per calmare l’ansia durante la temuta partita odierna e di cui non ne ho avuto bisogno. Ve lo preparo!

Ed ecco a voi le nostre pagelle:


CIUCO LUCA: Rivisitazione poetica: “C’illumina d’immenso”. VOTO: 8
TARDIOLO VALENTINO: Domanda: esiste un giocatore caparbio, attento, refrattario ad ogni tentativo di rubargli la palla come il CapitanoMioCapitano Acido? Se ne trovate uno così, fateci un fischio. Highlander. VOTO: 6 ½
URBANI FABIO: Sono finiti i tempi in cui le ironie si sprecavano sul conto del nostro tascabile terzino. Oggi, tra alti e bassi, la spunta comunque. Massiccio. VOTO: 6+
TIBERI RICCARDO: Ok, quest’uomo è di un altro pianeta. Precisione e lucidità fatte giocatore. Suo anche il goal che mise in ginocchio lo Junior Gabelletta. Perla. VOTO: 7
SERRANTI NICOLO’: Rispetta la missione che Mister Moureno gli aveva affidato. Puntiglioso e ligio al pezzo. VOTO: 6 ½
BAMBINI PIETRO: Spigoloso il giusto, tiene botta e rilancia. VOTO: 6 ½
BATTISTI RAFFAELE: Un po’ confuso ma, al solito, sempre presente. Cuore gigante. VOTO: 6+
FRINGUELLO MATTEO: Compitino di ordinaria amministrazione. VOTO: 6+
PANICO DAVID: Ma nun stava male?! Gran goal e generosità. Pensate voi si stava bene! VOTO: 6 ½
PONTREMOLI ALESSIO: Al pronti-via si fa trovare preparato. Poi, il rigore sbagliato lo condiziona. Fino alla rinascita sull’assist a Panico. Saliscendi. VOTO: 6+
BALDINI FRANCESCO: Ricomincia col botto migliorando di salute e di rendimento. Foco a le focheee! VOTO: 6 ½
MAGISTRATO SIMONE: Entra con voglia di fare e gli riesce bene. VOTO: 6 ½
MARCHIGNANI MARCO: To’, chi si rivede! Grazie di cuore. VOTO: 6 ½
BILANCINI LORENZO: “Signori si nasce e lui lo nacque”. Un uomo un mito. VOTO: 7+++++