giovedì 25 ottobre 2012

A volte ritornano (o almeno spero)



Rimandato di un’altra settimana il cambio di stagione, esco di casa quatto quatto in mattinata, con la scusa di un appuntamento al Palazzo su chiamata di un vecchio amico di scorribande (sulla fascia e non!); sarà proprio lui ad accompagnarmi alla trasferta perugina in questo torrido pomeriggio calcistico. Sulla strada, dopo i racconti della sensazionale stagione A.Ci.Da appena passata, ci fanno ballare, oltre alle sospensioni scariche della sua utilitaria, le schitarrate dei fratelli Reyes, meglio noti come Gipsy Kings. Nel bel mezzo della versione flamenca di “Nel blu dipinto di blu”, parte il mio punto-vita equatoriale che, seppur costretto in una contenitiva camicia misto-lana, rende ancora egregiamente giustizia al ritmo di quella rumba gitana:
Pienso che un suegno così
No volvera masss
Yo me pintavo las manoss ... cara de zul
E d’improvisos el viento rapido me ...evoooo
E me inizo volar nel cielo infinitossss

La carica di questa musica, biascicata male con qualche sputazzo di una “s” qua e là di troppo, mi dà la giusta energia fino all’arrivo a San Nicolò, frazione del comune di Deruta che deve il suo nome al Santo venerato in loco, San Nicola, magistralmente raffigurato sulla porta del Castello datato XIV secolo. Il borgo fu famoso un tempo per la lavorazione del vimini e della paglia, utili alla fabbricazione di ceste e seggiole; antico mestiere a noi altri noto perché esercitato a tutt’oggi dallo Spiaggese doc, Angelino. Ve famo concorrenza anche co’ le capagne!
Arriviamo in tempo, consumando un pranzetto on the road a base di focaccia con cicoria e salsicce; squisitezza che digeriremo, viste anche le turbolente vicende calcistiche, solo a tarda serata.
Ci accomodiamo in disparte, notando con piacere come tra i presenti si dimenino anche altri aficionados A.Ci.Di tra cui: la famiglia Tardiolo, Colavolpe junior, Mattia figlio dello stornellatore nostrano Pino, nonché il capo tifoso Nicolò. Bentrovati in terra perugina ragazzi!
A questo punto, cari lettori, dovrei assolvere al compito di raccontare i novanta minuti di match a chi non c’era; decido invece di evitare e anzi, di dimenticare, dettagli e riprese al rallentatore, il nervosismo palpabile, le palle scaraventate, gli improperi, le bandierine contese, l’aria pesante che di lì a poco si sarebbe avviluppata sui nostri mutandoni, gli episodi che hanno fatto la partita e quelli che ce la faranno pagare a caro prezzo.
Voglio dire, siamo in trasferta, contro la prima in classifica di questo girone B più che abbordabile; squadra a par mio modesta che, seppur con una partita in più, segna sul tabellino, ad oggi, 12 punti; dominiamo, alla nostra maniera, un primo tempo a senso unico e senza storia. Per poi rovinarne il finale?
Ad un certo punto infatti, fin dai primi minuti della ripresa, si spegne la luce e noi smettiamo di fare quello che sappiamo fare meglio: stare insieme correndo dietro ad un pallone. Non stupisca quindi questa sconfitta, tra l’altro di misura, rimediata nei 45 minuti di “calciotto” in cui decidiamo, ancora una volta, di regalarci all’uomo nero; alla fine della fiera, siamo noi che, con lui e più di lui, perdiamo letteralmente la brocca, quando sarebbe bastato soltanto giocare.
Usciamo a testa bassa, al di là della sconfitta, tra musi lunghi, proteste e piagnistei, perdendo l’ennesima occasione per stare zitti, perdendoci.
E’ quasi il crepuscolo quando il ritorno a casa mi riempie di nostalgia: per tutte le volte che ci siamo detti, su un pullman verso Prepo, di aver compiuto un miracolo che di calcistico aveva ben poco; per quando, brindando con i biscotti all’anice, ci siamo accorti che eravamo tanti e che insieme stavamo meglio. Mi gira ancora in testa quella canzone dal ritmo gitano che, tradotta, mi pare facesse più o meno così:
Penso che un sogno così
Non ritorni mai più
Mi dipingevo le mani e faccia di rosso-blù
Poi d’improvviso venivo dal vento rapito
E incominciavo a volare nel cielo infinito
Prendiamoci questi giorni per riflettere, facciamo un passo indietro, ragazzi. Noi vi aspetteremo, ancora una volta, qui. Sulla nostra greppa, come sul molo, come a casa. Sventoleremo le sciarpe colorate come fazzoletti, e qualcuno di voi, in mezzo al solito chiasso, sentirà urlato il proprio nome a gran voce. In fondo, si fa così quando si parte ma, soprattutto, quando si ritorna. Vi aspettiamo sabato a casa, a patto che tornerete ad essere voi. Al Tardiolo insieme, per ricominciare.
Ed ecco a voi le nostre pagelle:
CORTELLINI ALESSIO: Continua il periodo negativo iniziato da qualche settimana; la Dea Eupalla sembra averlo abbandonato, anzi lo perseguita, manco gli avessero fatto la macumba. Andrà meglio la prossima. Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio. VOTO: 5
URBANI FABIO: Come dire : “Se in un campo da calcio a 5 duro 10 minuti, in questo che è il doppio durero’ la metà!”. Prima frazione da nobile, sulla distanza purtroppo cede e perde le insegne. DECADUTO: VOTO: 6
SCIULLI LUIGI: Partita un po’ sotto le righe per il nostro biondo attaccante, visibilmente innervosito (da che regà nun se sa!). Può dare di più e lo sa. Lo farà? Ci arriverà? Dormirà la notte prima della partita? Farà a parole col fratello? Darà da mangiare al gatto? Ai posteri l’ardua sentenza. ENIGMA. VOTO: 6
TARDIOLO VALENTINO: Uno dei migliori in campo, se non il migliore. Canta, balla, sona e alla fine je tocca pure passà col piattino. FAC TOTUM. VOTO: 7 ½
FEMMINELLI FABIO: “Vola come una farfalla, pungi come un ape”. Tosto e deciso come sempre, aggredisce gli avversari come il più fastidioso degli insetti. ZANZARA TIGRE. VOTO: 7
COCHI MASSIMO: L’orchestra non potrebbe suonare senza un direttore: e, nel suo reparto, il maestro è lui. Il segreto? Controllo di palla, grande personalità e voglia di fare. DECISIVO. VOTO: 7
SCIULLI ALESSANDRO: De la serie “ per fare un tavolo, ci vuole il legno; per fare il legno, ci vuole un albero..”. A piccoli passi sta emergendo, ma aspettiamo ancora di vederlo sbocciare. GERMOGLIO. VOTO: 6+
PONTREMOLI ALESSIO: Complice la febbre si muove poco e maluccio. Noi però lo perdoniamo (“d’altronde Alè so malanne de stagione!!”). Aspettiamo il suo riscatto nella prossima partita. VOTO: 5 ½
PALOMBINI DAMIANO : Ovvero quello che non ti aspetti dal sabato pomeriggio: scorrazza per tutto il fronte d’attacco come un purosangue imbizzarrito, manca solo il goal. Forse durante la stagione ci riserverà ancora tante sorprese come questa. OVETTO KINDER. VOTO: 7
PICCHIO FLAVIO : Che è lo “Speedy Gonzalez de la Selva” oramai si sa. Come si sa che lotta alla stregua di un gladiatore. Oggi tuttavia nell’arena ci pare un po’ disorientato; soffrirà il jet leg della trasferta perugina? Forse ha solo bisogno di ricaricarsi, ma tanto lui fa tutto da sé. DINAMO. VOTO: 6½
TIBERI RICCARDO: Quando la nave fa acqua si sa, c’è chi si lascia affondare mentre l’orchestra suona, e chi, come lui si affanna a destra e a manca per tappare i buchi. Getta l’ancora e, per quanto può, salva la situazione. BAGNINO. VOTO: 6 ½

BAMBINI PIETRO & PASQUALETTI ROBERTO: Di solito, perlomeno nella corrida, il toro si infuria dopo aver visto il rosso. Stavolta invece, pare che i tori fossero due e che, il senno, lo abbiano perso già da prima: uno, anche se veterano , viene colto da un attacco di demenza senile precoce (“s’è rincojonito regà!”); l’altro paga forse lo scotto della gioventù e dell’inesperienza (e dire che fino al cartellino c’era pure piaciuto!). Senza calma non può venir fuori nulla di buono. ASSOCIAZIONE A DELINQUERE. VOTO 8 (diviso in due)
NICOLO’, SIMONE E DIEGO: A loro, non si poteva chiedere di più. Prestazione più che dignitosa. VOTO: 6
MISTER MOU: Lasciamoci questa giornata alle spalle. Ora però ricominciamo dallo spogliatoio con tutti gli strumenti possibili. Bastone e carota. VOTO: 6

lunedì 15 ottobre 2012

Di diluvi, di risse e di inni






Eppure la mattinata non era iniziata male: tempo quasi primaverile, cielo sereno, buon umore…
Il diluvio reale (e metaforico) è arrivato un po’ più tardi, quando, al convivio domenicale organizzato dalla mia signora per il fido & Co e la di lui consorte, s’è scatenato ‘l putiferio. Perché, vi chiederete? 
Perché, come cantava il saggio Paolo Conte, le donne a volte sì sono scontrose, e vogliono rovinarci anche il recupero settimanale dell’infanzia legata al nostro amato football. E quindi, c’hanno fatto ‘l capo storno con
aridaje co’ ‘sto pallone, sete vecchie! Ete capito?!, Bighellone che nun sete altro!, La smettete de fa’ tutte ‘ste spese pe’ corre dietro a ‘sta squadra ripezzata!, La mi mamma nun ne po’ più (ma poi che c’entrerà mia suocera nel dibattito calcistico?!), io chiedo ‘l divorzio, annate a stà de’ casa col Bello! 
Insomma chi più ne ha, più ne metta. Il mio leale collaboratore, per cercare di aggiustare la difficile situazione (neanche l’ottimo livello del tacchino arrosto, da me cucinato secondo un’antica ricetta francese a base di frutti secchi e prugne, era riuscito a calmare le acque), ad un certo punto, dopo l’ennesimo improperio lanciato nei nostri confronti dalla sua signora, alla quale la mia consorte faceva da corifeo, ha buttato là, tanto per salvarci: “e poi te l’ae tanto col pallone, ma te see anche commossa quanno ae sentito l’inno de l’irlandese…”.
Io, lì per lì, non ho capito esattamente di che cosa stessero parlando, ma lo stratagemma del buon giornalista (calcistico)  alleronese mi sembrava intelligente: cambiare tono e metterla sul sentimentale.  
Un ben mirato calcetto sotto il tavolo da parte dell’amico & Co., mi ha fatto capire, quasi subito, l’importanza del filone volemisebbene e considerata l’ora già tarda per dirigerci al Tardiolo, abbiamo intonato a cappella, per la signora & Co., la canzone che durante l’incontro Spagna-Irlanda, celebratosi a Gdansk, i tifosi irlandesi, pur perdendo per ben quattro gol a zero, intonarono  a coro: The Fields of Athenry. 
Con la strada ormai spianata, con le sciarpe rossoblù (mi piaci tu) in mano, colpiti dagli sguardi al lanciafiamme de la mi moje, e mentre le ugole modulavano:

Low lie, the Fields of Athenry

Where once we watched the small free birds fly.

Our love was on the wing, we had dreams and songs to sing,It's so lonely 'round the Fields of Athenry.

abbiamo celebrato felici e festanti lo scampato pericolo. Giove pluvio cominciava a minacciare, però, i cieli alleronesi autunnali e mentre i nostri ragazzi si stavano scaldando sul manto del Tardiolo, è venuta giù la fine del mondo! Noi, imbufaliti, e senza neanche aver potuto assaggiare un po’ de bombo bbono, ci siamo rifugiati alla bell’e meglio nell’automobile del fido & Co.

Alle 15.40 quando l’arbitro, un ragazzetto che non avrà avuto più di 17-18 anni, aveva ormai  deciso di rimandare il match, attenzione (!), è uscito il sole!! Saranno state le paralise de la mi moje?!!

Fatto sta che il Tardiolo era una piscina impraticabile (la giramo a pallanoto?). Abbiamo fatto ritorno, mesti, pronti all’ennesimo rissa casalinga, ma almeno, durante il breve tragitto, ci siamo sentiti un po’ irlandesi (e soprattutto trapattoniani) anche noi. Con le sciarpe al vento, sporte dai finestrini, abbiamo cantato The fields of Athenry a squarciagola.

W noe! 


sabato 13 ottobre 2012

Helmut Haller (in memoriam)



E' mancato ad Augsburg, a 73 anni, Helmut Haller, centrocampista dai piedi buoni che militò per undici anni in Italia: sei stagioni nel Bologna e cinque nella Juventus. 
Vinse tre scudetti: uno con i rossoblù, nella stagione 1962-63, e due con i bianconeri ( 1971-1972, 1972-1973). 
Giocatore di livello internazionale, centrocampista d'attacco, rimarrà negli annali del calcio anche per una sua frase famosa, pronunciata in un italiano incerto, rivolta ai compagni di squadra che gli chiedevano il pallone: "Tu non chiama. Io vedo e ti da!".
A me, centrocampista metodista del tempo che fu, piaceva quel suo muoversi ordinato nel campo al ritmo della capigliatura bionda. 
Oggi, a pranzo dal mio fido & Co., stapperemo una buona bottiglia di Barolo Livia Fontana, in memoria del compianto Haller. 

giovedì 11 ottobre 2012

Scherza coi fanti...




Eccoci arrivati, madidi di sudore ma incolumi dalla sfecciatura, al secondo week end di campionato. Settimana densa di ricorrenze questa; nel Borgo Antico infatti fervono anche i preparativi e gli addobbi celebrativi per i primi 24 anni dell’infaticabile “Sussurratore di caviglie”, in arte Bambo. 
Augurandoci di vederlo presto in  mezzo al campo, intanto gli tiriamo le orecchie. Quanno se beve?!
E’ sabato 6 ottobre e la Chiesa Cattolica si appresta a celebrare Sant’Alberta, sorella di S. Fede, celebre fanciulla che subì innumerevoli tormenti per poi finire decapitata, intorno al III secolo. 
La Santa, in realtà è ricordata l’11 ottobre nel “Proprio” della diocesi di Agen, cittadina della Francia.
Noi, dal canto nostro, lo stesso giorno, vale a dire giovedì, celebreremo i 56 anni del martire rosso blu Sant’Alberto (da Viceno). 
Il suddetto beato, mandato in campo per redimere i peccatori pallonerecci, nell’iconografia è spesso raffigurato mentre agita l’attrezzo del mestiere: uno strumento dal comprovato effetto deterrente che, dietro la formula assolutrice di “Farabutto!”, sventola sopra le teste dei penitenti. 
Anch’egli, come la Santa di cui sopra, pare aver perso la testa, per più profane ragioni, in prossimità della linea laterale di Mattio.
Bene. Iniziamo così il resoconto di questa sacrale e torrida giornata ottobrina, mal sopportata dalla mia mise in acetato fosforescente. Per grandezza e per aroma, mi sto riservando un posto d’onore alla “Sagra della pezzata”, intesa come ascella. 
Sono in ritardo, mi aspetta un’ora e mezza di strada verso Marsciano e, prima che la mia consorte finisca di spilucchiare il finocchio, devo riuscire a sgattaiolare via; un cambio di look sarebbe troppo rischioso e l’arguzia del contadino mi fa optare per un veloce colpettino di phon, quante-e-quante, sottobraccio.
Ma l’accensione dell’infame apparecchio, provoca un corto circuito casalingo e, oltre all’ascella, si surriscalda anche l’impianto elettrico. 
La tragedia avviene quando, nonostante la mia prontezza nel riattivare la corrente, il forno nel quale si rosolava l’agnello per cena, non ne vuole sapere di ripartire. E’ guerra.
Orbene, cari tifosi, pensate a cosa deve essere stato abbandonare una donna sul termine dell’attività ovarica, alle prese con un arrosto bloccato a metà cottura. 
Daje, picchia e mena, celebrato il funerale al forno storico, “che c’avessimo da quanno ce semo sposate” e “nun c’eva mae dato probleme” perché “coceva co l’occhie”, riesco a divincolarmi dopo mezz’ora, solo e soltanto grazie ad una promessa.
Tra le personalità legate al Marscianese infatti c’è Mariangelo da Cerqueto, nato nel 1915, idolo di mia moglie e della di lei madre, ovvero colui che ha dato vita alla popolare figura di Frate Indovino. 
Prometto di tornare a casa nientepopodimenoche con l’edizione 2013 dell’almanacco autografato. Per poi, poco dopo, scoprire che il povero frate, affetto da tempo dal morbo di Parkinson, ci ha lasciati dieci anni or sono. In questa giornata cominciata male, anche i Santi non sono dalla mia parte. 
Al rientro, mi toccherà chiedere alloggio a qualche buon’anima.
Nemmeno la guida sportiva del mio fido & Co. mi consente di arrivare in tempo per i cerimoniali del fischio d’inizio; il match tra l’amata A.C.D. e il Real Sant’Orsola è già cominciato. 
Una quarantina di tifosi, intorno alla rete, applaudono alle gesta dei loro; noi rimaniamo in disparte, consapevole che l’acetato è la prima causa di ostracismo sociale. Tra i nostri, mi sembra di scorgere Mr. Fringuello, l’infortunato Papallino, il Gufo (stasera me invitarà a cena la Rita!) e il cameraman A.Ci.Do Luca Palombini che, causa “inquadratura” troppo ravvicinata ad una vettura nei pressi di Bardano, rimasto a piedi, pur di essere presente, pare si sia fatto accompagnare. Stoico! Quasi quanto me.
Sfilano, in mutandoni rossoblu, Cortellini tra i pali; in difesa Fringuello Simone, Comodino, Nicolò e Femminelli; a centrocampo impostano Captain Tardiolo, Manganello e l’Assessore; davanti si battono l’Ibra della Meana, e i fratelli Sciulli. 
Mi dispiaccio dell’assenza da titolare del buon Picchio, il cui fiato e la cui determinazione, a mio parere, avrebbero dato filo da torcere a questa squadra coriacea e determinata. 
E infatti, non bastano i primi due gol per chiudere la partita; così, nonostante Captain Tardiolo, con il suo scatto tignosissimo, sblocchi il risultato, cavalcando una castroneria difensiva degli avversari e il Brigante della Meana, solitario, insacchi dietro al portiere un destro di potenza su lungo lancio del buon Tiberi, il match si riporta in parità già nei primi 45 minuti: prima un esterno e poi una punizione che aggira la barriera permettono al Sant’Orsola di ristabilire l’equilibrio, in un momento in cui il nostro reparto difensivo, anziché rilanciare alla viva il parroco, sembra tergiversare troppo. 
Anche la Dea Eupalla ha deciso di voltarci le spalle. Non è destino!
Il campo in pessime condizioni, un misto di erbacce e cicoria, off limits per chi pratica buon calcio, non ci aiuta ma noi ci mettiamo del nostro.
Ci crediamo ancora, poco prima dell’intervallo, quando ancora lui, Giggi nostro, architetta una punizione magistrale. 3 a 2. Ma non basta: i padroni di casa non si piegano, ci credono e, quando Manganello si fa buttare fuori per doppia ammonizione, riprendono vigore. 
Dieci minuti più tardi, infatti, su punizione, arriva il gol del pareggio. La nostra difesa, ahimè, si lascia sfuggire una “vecchia” e stanca punta Orsolina abile solo di testa che, proprio di testa, ci purga. Leggo sul calendario di Frate Indovino: “misura il tuo passo secondo la tua gamba”. Parole sante!

Ed ecco a voi le nostre pagelle:

CORTELLINI ALESSIO: Un po’ disattento sui primi due goal ma siamo sicuri che farà tesoro della giornata no. Capita! VOTO: 5 ½
FRINGUELLO SIMONE: Si impegna tanto ma con pochi allenamenti non si può pretendere di più. Grintoso. VOTO: 6
URBANI FABIO: Il migliore della difesa, ordinato e pulito negli interventi. Cosa volere di più dalla vita?! VOTO: 6 ½
TIBERI RICCARDO: Lo ricordiamo in giornate migliori. Sa fare di più e meglio. VOTO: 6
FEMMINELLI FABIO: Quando la battaglia infuria, il pallone deve viaggiare in aereo. Ci è sempre tanto piaciuto per questo. Sarà per la prossima! VOTO: 5 ½
SERRANTI NICOLO’: Non può essere colui che fa gioco. Giornata no. VOTO: 5
MANGANELLO GIORGIO: Che te possino… Generoso ma forse, dopo l’ammonizione, andava tolto per minimizzare il rischio. VOTO: 5
TARDIOLO VALENTINO: Solito agonismo con un po’ di confusione. Intanto segna. VOTO: 6 ½
PONTREMOLI ALESSIO: Troppi palloni persi, sia per cocciutaggine che per il campo arato. VOTO: 5 ½
SCIULLI LUIGI: Due perle; questo è il suo mestiere. VOTO: 8
SCIULLI ALESSANDRO: Forse non è questo il suo ruolo. Giornataccia. Ti aspettiamo. VOTO: 5 ½
PICCHIO FLAVIO: Chissà se ci fosse stato dall’inizio? VOTO: 6
DAMIANO, DIEGO, RICCARDO E ROBERTO: Entrano sotto assedio e fanno quello che onestamente si poteva fare. VOTO: 6
MISTER MOU: Formazione un po’ sbilanciata. Si vinceva 2 a 0. Peccato! VOTO: 6

venerdì 5 ottobre 2012

Riposo (?)




Alleronesi tutti, tifosi dell'amata Acd,
il riposo ci fa male? A me sì; non ce la faccio più! L'attesa è snervante; non vedo l'ora che arrivi il prossimo fine settimana.
In attesa del match esterno contro il Real S. Orsola, vi offriamo un divertente articolo di Stefano Benni dedicato (un po') a tutti gli allenatori del mondo (clicca qui).
Forza Mou(reno)!